Ho
sempre pensato che gli anni, le esperienze accumulate lungo il
percorso, gli schiaffoni e i regali che la vita ti riserva
contribuissero a rendere un uomo migliore, a fargli smussare gli
angoli e lavorare sui suoi difetti permettendogli così di
raggiungere, con una buona approssimazione, un invidiabile equilibrio
d'intelletto e di spirito.
Cazzate!
Niente
di più falso.
La
mia idea attuale (fatte salve le consuete eccezioni che valgono in
qualunque ragionamento, anche in questo) è riassumibile nel seguente
assioma: se
uno nasce stronzo, stronzo muore.
D'altronde
anche James
Russell Lowell
sosteneva che “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai
opinione”...
E
se oggi la penso così, devo dire un sincero “grazie” ad alcuni
personaggi – di cui il buon Dio ha in questi ultimi mesi deciso di
disseminare il mio percorso lavorativo e privato – che l'anagrafe
vorrebbe maturi, assennati, saggi dispensatori di illuminati consigli
ma che invece la collaborazione assidua e diretta ha
inequivocabilmente rivelato come grette comari, gonfie di livore e
gelosie. O meglio: insulsi parassiti che godono solo delle disgrazie
altrui non essendo riusciti nella loro vita a raggiungere alcun
successo degno di nota.
Che
se poi si trattasse “solo” di curiosare a debita distanza tra i
fatti miei, transeat!
Ma
no. Queste persone, non paghe di starsene appollaiate come avvoltoi
sul davanzale di casa tua, ciarlano pure a sproposito inventandosi
l'impossibile e sfornando illazioni esilaranti. D'altronde persone
così sono sempre esistite. Anche il
buon Manzoni
due secoli fa osservava: «Con tutti questi brani di notizie, messi
poi insieme e uniti come s'usa, e con la
frangia
che ci s'attacca naturalmente nel cucire, c'era da fare una storia
d'una certezza e d'una chiarezza tale, da esserne pago ogni
intelletto più critico».
Il
fatto curioso è che questa
propensione allo sputtanamento
coinvolge un po' tutti, dagli insospettabili a quelli che c'avresti
giurato avessero il gene del pettegolezzo insito nel DNA:
dall'esponente di spicco del culturame locale che si crede Dio sceso
in terra alla segretaria del politico passando per la parrucchiera.
«Tutti
Zoilo!»,
esclamerebbe Goethe,
che con questo paragone era solito apostrofare i suoi detrattori. E
la storia del povero Zoilo, retore di Anfipoli, mica si è conclusa
col lieto fine: passato alla storia come il critico invidioso per
antonomasia, a furia di fare le pulci ai poemi di Omero, morì per
mano degli ammiratori di quest'ultimo.
Ora,
davanti a simili elementi ho constatato che tre
sono grosso modo i comportamenti che si possono assumere:
La
condotta alla Charles
Bronson.
Dai,
siamo onesti: chi non ha sognato, almeno una volta nella sua vita, a
fronte di qualche ingiustizia subita, di trasformarsi per qualche ora
nel Paul Kersey della situazione ed elaborare, dotato di
mitragliatrice Browning M1919 o anche di una più modesta lupara, una
personalissima rivisitazione de “Il giustiziere della notte”?
La
condotta alla papaboy,
quello che ha fatto dell'insegnamento evangelico del “porgi l'altra
guancia”, dell' “ama i tuoi nemici e prega per i tuoi
persecutori” una concreta norma di vita quotidiana.
La
condotta alla maestro
Oogway
(avete presente l'anziana tartaruga che in “Kung Fu Panda”
dispensava saggi consigli a destra e a manca?).
Una scelta, questa, che
equivale a sedersi seraficamente sulla riva del fiume e attendere che
il cadavere del tuo nemico transiti.
Ce la potrei fare solo
se adeguatamente dopata di Lexotan.
Fautrice
da anni dell'antica legge del taglione – o se volete della condotta
alla “occhio per occhio, dente per dente”
– dopo aver adottato con scarso successo la prima condotta,
assolutamente priva di pazienza per sperimentare la terza, oggi
ammiro quelli che sanno seguire la seconda.
Perché
mica è vero, come ho creduto per molto tempo, che a perdonare, a
rinunciare ai propositi di vendetta, a concedere agli altri una
seconda possibilità si fa la figura dei fessi. No, no: è che
annullare ogni forma di risentimento verso chi ci danneggia o
offende, fregarsene del male ricevuto, alla fine della fiera, ti fa
risparmiare un sacco di energie inutili, ti impedisce di
fossilizzarti solo sugli aspetti negativi della vita – perché sì,
in fin dei conti, ci saranno anche questi poveracci che cercano in
ogni modo di metterti i bastoni fra le ruote per sport, ma se
rosicano così tanto, hai presente di quanti aspetti positivi deve
essere costellata la tua esistenza? – e aiuta a considerare il
bicchiere sempre mezzo pieno.
E
poi a ben vedere anche gli stronzi hanno la loro utilità: sono un
monito vivente a non diventare come loro.
Quindi
a
voi che mi state trifolando la pazienza da mesi,
dico: parlate, sparlate, fate, disfate, tenetevi i soldi che mi
dovete, pagatemi quando vi gira, intanto io continuo a pensarla come
Randy Paush ha insegnato.
E
cioè: «I
muri esistono affinché noi possiamo dimostrare quanto ci teniamo a
superarli. Esistono per separarci dalle persone che non vogliono
davvero vedere esauditi i loro desideri. Lavorate più duramente. Non
cedete. L'oro
migliore è quello che giace in fondo ai barili di merda».