venerdì 7 marzo 2014

LUPARE, GUANCE, FIUMI E BARILI DI MERDA


Ho sempre pensato che gli anni, le esperienze accumulate lungo il percorso, gli schiaffoni e i regali che la vita ti riserva contribuissero a rendere un uomo migliore, a fargli smussare gli angoli e lavorare sui suoi difetti permettendogli così di raggiungere, con una buona approssimazione, un invidiabile equilibrio d'intelletto e di spirito.
Cazzate!
Niente di più falso.
La mia idea attuale (fatte salve le consuete eccezioni che valgono in qualunque ragionamento, anche in questo) è riassumibile nel seguente assioma: se uno nasce stronzo, stronzo muore.
D'altronde anche James Russell Lowell sosteneva che “solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”...
E se oggi la penso così, devo dire un sincero “grazie” ad alcuni personaggi – di cui il buon Dio ha in questi ultimi mesi deciso di disseminare il mio percorso lavorativo e privato – che l'anagrafe vorrebbe maturi, assennati, saggi dispensatori di illuminati consigli ma che invece la collaborazione assidua e diretta ha inequivocabilmente rivelato come grette comari, gonfie di livore e gelosie. O meglio: insulsi parassiti che godono solo delle disgrazie altrui non essendo riusciti nella loro vita a raggiungere alcun successo degno di nota.
Che se poi si trattasse “solo” di curiosare a debita distanza tra i fatti miei, transeat!
Ma no. Queste persone, non paghe di starsene appollaiate come avvoltoi sul davanzale di casa tua, ciarlano pure a sproposito inventandosi l'impossibile e sfornando illazioni esilaranti. D'altronde persone così sono sempre esistite. Anche il buon Manzoni due secoli fa osservava: «Con tutti questi brani di notizie, messi poi insieme e uniti come s'usa, e con la frangia che ci s'attacca naturalmente nel cucire, c'era da fare una storia d'una certezza e d'una chiarezza tale, da esserne pago ogni intelletto più critico».


Il fatto curioso è che questa propensione allo sputtanamento coinvolge un po' tutti, dagli insospettabili a quelli che c'avresti giurato avessero il gene del pettegolezzo insito nel DNA: dall'esponente di spicco del culturame locale che si crede Dio sceso in terra alla segretaria del politico passando per la parrucchiera.
«Tutti Zoilo!», esclamerebbe Goethe, che con questo paragone era solito apostrofare i suoi detrattori. E la storia del povero Zoilo, retore di Anfipoli, mica si è conclusa col lieto fine: passato alla storia come il critico invidioso per antonomasia, a furia di fare le pulci ai poemi di Omero, morì per mano degli ammiratori di quest'ultimo.
Ora, davanti a simili elementi ho constatato che tre sono grosso modo i comportamenti che si possono assumere:
La condotta alla Charles Bronson.
Dai, siamo onesti: chi non ha sognato, almeno una volta nella sua vita, a fronte di qualche ingiustizia subita, di trasformarsi per qualche ora nel Paul Kersey della situazione ed elaborare, dotato di mitragliatrice Browning M1919 o anche di una più modesta lupara, una personalissima rivisitazione de “Il giustiziere della notte”?
La condotta alla papaboy, quello che ha fatto dell'insegnamento evangelico del “porgi l'altra guancia”, dell' “ama i tuoi nemici e prega per i tuoi persecutori” una concreta norma di vita quotidiana.
La condotta alla maestro Oogway (avete presente l'anziana tartaruga che in “Kung Fu Panda” dispensava saggi consigli a destra e a manca?).
Una scelta, questa, che equivale a sedersi seraficamente sulla riva del fiume e attendere che il cadavere del tuo nemico transiti.
Ce la potrei fare solo se adeguatamente dopata di Lexotan.


Fautrice da anni dell'antica legge del taglione – o se volete della condotta alla “occhio per occhio, dente per dente” – dopo aver adottato con scarso successo la prima condotta, assolutamente priva di pazienza per sperimentare la terza, oggi ammiro quelli che sanno seguire la seconda.
Perché mica è vero, come ho creduto per molto tempo, che a perdonare, a rinunciare ai propositi di vendetta, a concedere agli altri una seconda possibilità si fa la figura dei fessi. No, no: è che annullare ogni forma di risentimento verso chi ci danneggia o offende, fregarsene del male ricevuto, alla fine della fiera, ti fa risparmiare un sacco di energie inutili, ti impedisce di fossilizzarti solo sugli aspetti negativi della vita – perché sì, in fin dei conti, ci saranno anche questi poveracci che cercano in ogni modo di metterti i bastoni fra le ruote per sport, ma se rosicano così tanto, hai presente di quanti aspetti positivi deve essere costellata la tua esistenza? – e aiuta a considerare il bicchiere sempre mezzo pieno.
E poi a ben vedere anche gli stronzi hanno la loro utilità: sono un monito vivente a non diventare come loro.
Quindi a voi che mi state trifolando la pazienza da mesi, dico: parlate, sparlate, fate, disfate, tenetevi i soldi che mi dovete, pagatemi quando vi gira, intanto io continuo a pensarla come Randy Paush ha insegnato.
E cioè: «I muri esistono affinché noi possiamo dimostrare quanto ci teniamo a superarli. Esistono per separarci dalle persone che non vogliono davvero vedere esauditi i loro desideri. Lavorate più duramente. Non cedete. L'oro migliore è quello che giace in fondo ai barili di merda».