giovedì 12 dicembre 2013

DAS CABINET DES DOKTOR CALIGARI OVVERO IL COLLOQUIO DI LAVORO PERFETTO NON ESISTE


Ma sì... avete presente “Il gabinetto del dottor Caligari”? Quel film muto del 1920 diretto da Robert Wiene e considerato il simbolo del cinema espressionista?


Forse non siete stati così arditi – e come darvi torto – da sciropparvene la visione, di certo però i cultori della saga del ragionier Ugo ricorderanno che ne “Il secondo tragico Fantozzi” il protagonista ottenne il posto di lavoro grazie ad un paraculo elogio di questa pellicola.
L'esilarante colloquio d'assunzione era andato pressappoco così:
Professor Guidobaldo Maria Riccardelli: Le piace il cinema espressionista tedesco?
Fantozzi: È il grande amore della mia vita e voglio in questa sede ricordare i grandi maestri Murnau e Robert Wiene, di cui tutti noi non possiamo fare a meno dell'irrinunciabile capolavoro Das Cabinet der Doktor Caligarissssss!
Prof.: […] E chi è David-Llewelyn-Wark Grft?
Fantozzi: Non...
Prof.: Grft!
Fantozzi: Non s... non sento.
Prof.: GRFT!
Fantozzi: Griffith! Griffith... è il padre del cinema americano. Io lo adoro, è come se fosse mio padre, sa, dottore?
Prof.: Bene, giovanotto. Lei è dei nostri!
A proposito di colloqui di lavoro, recentemente la Bbc ha stilato una sorta di elenco per garantire quello perfetto, affidandosi all’esperienza di una abile selezionatrice di una agenzia newyorkese, tale Lauren Ferrara, e sfornando sette consigli da tenere bene a mente.
Punto numero uno: arrivare in anticipo di almeno un quarto d'ora (che per una ritardataria cronica quale sono io, equivale già ad una partenza in salita).
Seconda regola: non improvvisare.
È fondamentale essersi studiati a tavolino l'interlocutore, l'azienda che rappresenta e il posto che si ambisce ricoprire. Solo così – assicurano – è possibile rispondere correttamente alle classiche domande tipo «Mi parli di Lei», «Quali sono i suoi obiettivi» e menate varie.
Terzo consiglio: sforzarsi di sorridere. D'altronde la prima impressione è quella che conta...
Quarto punto: tenere sotto controllo l'ansia, ricordando che tamburellare nervosamente sul tavolo per tutta la durata del colloquio potrebbe innervosire anche l'ipotetico datore di lavoro.
Quinto: non mentire (restrizione che ai tempi dei social è ben ostica).
Sesta regola: ringraziare, con una mail o una nota scritta.
Settimo e ultimo consiglio: scegliere l'abbigliamento giusto, con particolare attenzione per le scarpe. Al gentil sesso la Ferrara consiglia un paio di tacchi alti ma comodi, capaci di infondere molta fiducia.
Ora, non è per contraddire la Bbc ma io dei sette punti di cui sopra non ne ho rispettato nemmeno uno nel mio primo colloquio di lavoro, che a ben vedere più che un serioso abboccamento sembrava una gaia scenetta tratta dalla migliore commedia degli equivoci, eppure, non so grazie a quale santo in paradiso, sono riuscita a portare a casa uno dei più prestigiosi lavori che ho fatto sinora.
Io in quella autorevole fondazione culturale dovevo solo passare a lasciare il curriculum in segreteria. Dopo venti minuti di anticamera, visibilmente scazzata, ho dato un eloquente saggio del Nico Giraldi (nella foto immortalato in una delle sue pose più signorili) che alberga in me.


Il triviale sproloquio, sebbene a bassa voce, ha richiamato l'attenzione del compito presidente che si trovava a transitare di lì per caso.
Al suo confronto, Miranda Priestly de “Il diavolo veste Prada” era una donna di burro.




Pronti via, alla vista del mio abbinamento cromatico-lesivo (nonostante siano passati più di dieci anni, ancora ricordo che indossavo con l'encomiabile coraggio dei vent'anni un abito azzurro evidenziatore impreziosito da una sciarpa sul giallo limone dall'effetto catarifrangente assicurato), l'elegante Mega Direttore Galattico (per restare sempre in termini fantozziani), piacevole come la congiuntivite, ha risposto con un coreografico sollevamento di sopracciglia.
Non potevo partire peggio.
Dopo aver messo a dura prova la mia pazienza con un pistolotto interminabile sulla presunta inutilità della mia laurea in lettere con indirizzo filologico e dopo avermi ammorbata per un'ora sulla necessità di conoscere invece a menadito la politica monetarista di Einaudi (proprio in stile Guidobaldo Maria Riccardelli), l'esimio presidente – alto come un nano da giardino, riporto scarmigliato e un'inconfondibile fiatella di aglio che mi stava facendo diventare gli occhi azzurri – mi ha stretto la mano e mi ha indicato come guadagnare l'uscita.
In tutto questo, dopo una strenua quanto vana difesa del mio curriculum vitae, sono riuscita a distruggere la molla della mia penna a scatto a forza di giocarci nervosamente, non credo di aver inalberato nemmeno mezzo sorriso e nell'atto di alzarmi gli ho anche incidentalmente centrato il menisco con un calcio.
Per farla breve: esco da quell'ufficio come un reduce dalla campagna di Russia, mi trascino fino a casa e chiudo per tre giorni qualsiasi tipo di contatto col mondo esterno. Quando riapro la mia casella di posta elettronica, trovo un'ampollosa mail nella quale il Nostro decantava «l'ammirevole aplomb» – cito testuali parole – con cui avevo saputo tener testa alle sue provocazioni e mi proponeva di occuparmi dell'edizione di una serie di pubblicazioni esclusive.
Mezz'ora dopo stavamo già firmando il contratto.
Per dire che alle volte forare qualche gomma non equivale necessariamente a un fallimento.

P. S. = Per quanto riguarda il settimo punto del vademecum della Bbc, se volete essere sicuri di avere ai piedi delle scarpe fighe e comode – binomio non facile da trovare – vi consiglierei di buttare un occhio qui, http://www.barberabiella.com... tanto più che non dovete nemmeno abitare nei pressi di Biella!

14 commenti:

  1. Battezza mia, meno male che hai ripreso un ritmo che mi va bene e scrivi di piu... Per fortuna ai miei tempi non c'era il curriculum vite altrimenti non avrei mai trovato il lavoro! 'ndi leimu presto, Benedetta da Locri

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    1. Bettuzza, volevo scrivere BETTUZZA! Benedetta da LOcri

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    2. Mi devi correggere quando scrivo cosa sbagliate, Betticella! Benedetta

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    3. Cara Benedetta, tutto ciò che io posso fare è decidere se approvare o meno i vostri commenti ma non posso intervenire cambiandone il contenuto o correggendone gli errori!

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  2. Sono sicuro che il colloquio di lavoro perfetto esista ed é semplicemente quello in cui si riesce ad essere sinceri ed onesti fino in fondo senza millantare alcunché. Detto ció credo che si potrebbe glissare su problemi di peto mania per chi ambisce ad un posto in mezzo ad altre persone. The rose

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    1. Nessuno meglio di te sa unire raffinate perle di saggezza a digressioni nel trash in un esaustivo compendio!

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  3. Cara Betta te vogio dir il mio primo colloquio de lavoro! Ero agitata ma ancor pi ho avu l'impressione de essere andà nella bocca dei leon! Bel vestitino bon ton sorriso puntualità me parrea de esser un robot! E po quelle facce cosí serie senza espression due tre domande e po' un va ben le diremo........la me speranza era finita e invece.....dopo un giorno la risposta che andavo ben e allora go tocca il cielo con do dita!! Brava Betta come sempre!matusa 55. Ciao a tutti

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  4. Io ho fatto un solo colloquio come candidato in vita mia, presso una nota banca privata locale. Mi hanno preso e ho declinato, preferendo l'incerto per il certo, l'avventura in luogo del posto sicuro con le chiappe al caldo. Una scelta da pazzi di cui, devo dire, non mi sono pentito.
    Ne ho poi sostenuti diversi come datore di lavoro, spesso scegliendo candidati/e che poi il tempo mi ha rivelato essere sbagliati. Io penso che non ci siano regole: ciascuno adotta il proprio criterio. Io, per esempio, scelgo solo ragazze bruttine: temo che quelle belle creino troppe distrazioni e impicci sul lavoro, a scapito della produttività.
    Teto manager.

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    1. Questo vale anche per la selezione della socia cassonettara?

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  5. Assolutamente no. I fatti parlano chiaro: mi hai selezionato tu come socio, indi per cui deduco che tu abbia usato lo stesso mio metodo!
    Teto

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    1. A rigirare la frittata hai un polso migliore di quello di Nadal!

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  6. Vorrei aggiungere un punto: non dare la mano in modo "sguiscio" al selezionatore. Ove per "sguiscio" intendo in modo morto, inerme, molliccio..... perchè la mano data in modo GGGGIUSTO, nè troppo stretta nè troppo poco stretta..quello sì che è segno di SICUREZZA e SUCCESSO GARANTITO!! O almeno così dicono.
    Anche se ultimamente, occupandomi anche io a volte di selezione e ricollocazione lavorativa sono più portata a credere che il vero ingrediente non troppo segreto dei colloqui di lavoro sia la classica BOTTA di CULO o FAVOREVOLE CONGIUNZIONE ASTRALE che dir si voglia.
    Ti aiuta anche quando magari arrivi in ritardo all'appuntamento sudato come un pork perchè ti è capitata la selezione il pieno Luglio e ti protegge dalle domande moleste del selezionatore che quando è davvero in forma ( ed io ho un collega imbattibile su questo) fa anche fare la SIMULATA della situazione problematica che "se fossi assunto da noi e ti trovassi a doverla gestire, COSA FARESTI?".
    Per quel che riguarda la mia esperienza personale, io sono dove sono un po' perchè un'amica ha parlato bene di me al mio capo (classico calcio nel sedere, all'italiana) e molto, spero, perchè alla fine devo fare abbastanza bene le cose che mi trovo a fare.
    Ciao tutti!!
    LaSissi

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    1. Sai che c'avevo pensato anche io alla mano "sguiscia"?
      Come sempre, sei troppo avanti nel fare le chiose ai miei post (oltre che un'ottima butta dentro per il Cassonetto)!

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  7. Cara Betta io ho fatto un solo colloquio di lavoro! In uno legale ai miei tempi famoso! Mi ricordo ancora la mia emozione di neo-diplomata figurati alle magistrali niente a che vedere con lo studio legale ma le necessità certe volte ti portano ad accettare qualsiasi lavoro! Bon!! Entro e mi trovo due eleganti anziani signori uno serissimo e uno che mi mise come poteva a mio agio! Alcune domande di prassi e poi mi fecero scrivere a macchina delle frasi dettate e...........poi mi lasciarono ....dopo circa un'ora torna il più simpatico dei due e mi disse signorina lunedì alle 8 si inizia felice e dire poco .cominció la mia avventura tra pratiche legali e gran sgridate rimasi peró solo un anno perché poi convolai a nozze!! Mi é servita questa esperienza perché tutto fa bagaglio e nella vita non si sa mai! Una cosa devo dire mai perdere la pazienza piuttosto anche se é duro porgere l'altra guancia! Si stuferanno prima i dispotici!! Un abbraccio. La suocera. Ciao

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