sabato 5 aprile 2014

ANORESSIE SENTIMENTALI, ANDROFOBIE E CONSAPEVOLI DISTACCHI


Gli strani casi che ti riserva la vita: proprio mentre alla radio stanno dando la notizia che Gwyneth Paltrow e Chris Martin, dopo undici anni di matrimonio, hanno optato, “con il cuore pieno di tristezza”, per un “consapevole distacco” (in altre parole, di separarsi), al tavolino del bar dove ci stiamo bevendo un caffè, la mia amica Veronica, con due fontane negli occhi e le mani piene di kleenex, mi comunica che Andrea se ne è andato di casa.
«Ci lasciamo ma con amore» hanno precisato la star premio Oscar e il leader dei Coldplay, così come, prima di loro, avevano fatto anche Monica Bellucci e Vincent Cassel.
«È stato davvero difficile preparargli le valigie e vederlo lasciare le chiavi sul tavolo... siamo ancora innamorati ma anche consapevoli che insieme non saremmo felici» continua a ripetermi la mia amica.
E chi se ne frega? Chiederete voi.
Frega, frega.
Non i fatti personali di coppie più o meno famose ma il motivo che pare stare dietro alla rottura di matrimoni che sembravano collaudati. Prendete Susan Sarandon e Tim Robbins, che si sono lasciati dopo 23 anni di vita insieme, o Clint Eastwood e la seconda moglie Dina, dopo 17. Possibile che dopo tutto quel tempo insieme un rapporto possa vacillare come un dente da latte?
 
Ok, quello perfetto non esiste.
Si sa: per far funzionare una relazione bisogna farsi un paiolo tanto. È opportuno smussare qualche spigolo e imparare ora a sdrammatizzare, ora a tacere; vanno continuamente trovati equilibri e compromessi; bisogna dosare con cura miele e peperoncino e trovare un giusto bilanciamento tra “io”, “tu” e “noi”.
A parole, sembra facile ma nella vita di tutti i giorni mica è sempre tutto “sole, cuore e amore” come vorrebbe Valeria Rossi.
Un team di psicoterapeuti ed analisti si è messo a studiare questa ecatombe nelle relazioni di lunga durata arrivando a una conclusione davvero bizzarra: quando le farfalle smettono di fare le capriole nello stomaco e si scende dal lunapark degli ormoni, quando le emozioni e l'andamento da Brucomela che assume nel corso degli anni una storia iniziano a puzzare un po' di stantio ed a causare qualche sbadiglio, uomini e donne – ciascuno a modo loro – diventano insofferenti.
E cioè: la donna del ventunesimo secolo soffre di “androfobia”, una patologia che la porta a cogliere dell'uomo solo i suoi difetti, le sue disattenzioni e i suoi egoismi. L'uomo, dal canto suo, è affetto da “anoressia sentimentale” (o, se preferite usare il curioso neologismo coniato apposta per descrivere questo disturbo, da “amoressia”), cioè sviluppa la tendenza, che diviene col tempo abitudine, a non lasciarsi andare per evitare di soffrire.
«Non sono gli uomini ad essere inadeguati. Sono le donne a nutrire aspettative distorte e a mostrarsi ipercritiche nei loro confronti», sostengono gli psicologi americani Connell Cowan e Melvyn Kinder.
«Quando si inizia a percepire una sorta di distacco emotivo nel partner è perché ha iniziato a vedere nell'oggetto amato solo colpe e fonte di preoccupazioni. Parlarne non serve. Meglio riversare il proprio affetto sugli amici o sugli animali domestici» suggeriscono alcuni colleghi italiani.

 
Bah! A me tutte queste elucubrazioni lasciano alquanto perplessa.
Vi dirò: io non sono una psicologa e ne capirò poco di dinamiche interpersonali ma secondo me, se due si lasciano – dopo uno, dieci o cinquant'anni – è perché lui non è LUI e lei non è LEI e tutto sommato è giusto che entrambi continuino il proprio cammino andandone in cerca.
... perché mica solo a quella “gran culo di Cenerentola”, per dirla alla Vivian Ward (aka Julia Roberts, “Pretty Woman”), è andata bene in amore!