venerdì 27 giugno 2014

MUUUH!!!


Guardate che la mente umana è ben strana!
Presumo che lei mi stia chiedendo di che taglia e/o colore mi servano i leggings che sto cercando, eppure io riesco solo a osservare quel particolare. Quel fastidioso, sgradevole particolare.
La commessa, una donna sulla cinquantina dalla faccia slavata e con una voce stridula alla Vanna Marchi, ha la rara capacità di articolare suoni di senso compiuto senza smettere di masticare, rumorosamente e con la bocca ben spalancata, un povero, innocuo cicles.
Incurante degli sguardi omicidi che le saetto, lei rumina, rumina, rumina e di tanto in tanto ha pure l'ardire di far scoppiare delle microbolle (roba che io nemmeno a otto anni... altrimenti mother Angel, a forza di schiaffoni, mi faceva girare la testa stile Minipimer funzione turbo, perché «Non è educazione, Elisabetta!») che, se possibile, producono un suono ancor più fastidioso della sua ritmica masticazione.
Il pensiero, certe volte, è proprio come un bambino piccolo che si aggira in cucina nelle vicinanze del secondo cassetto dall'alto (luogo dove, nove su dieci, le famiglie tengono le posate). Più gli ripeti «Gioia, non aprirlo... è pericoloso, ci sono i coltelli, ti puoi far male» e più lui, gira e rigira, sempre lì ritorna, ti guarda incurante dell'ammonimento e lo apre.
Ecco: stessa cosa con la commessa.

Più mi sforzavo di concentrarmi sull'acquisto, più riuscivo a vedere davanti a me solo la mucca del cioccolato Milka intenta a sbocconcellare fieno.
Nella speranza di riuscire a distogliere l'attenzione dalla causa di tanta seccatura, mi chiedo: E io? Chissà se pure io ho tic, più o meno involontari, tritanervi per il prossimo come l'ipercinetica mandibola della signora?
Al che mi torna in mente la classifica, stilata dal sito Dailybest, delle 32 cose che facciamo in continuazione senza mai accorgercene.
Tipo?
Tornare immediatamente indietro per rileggere una email pochi secondi dopo averla spedita (ed immancabilmente notare qualche errore grossolano e/o di aver dimenticato di scrivere qualcosa).
Mentre si legge un libro o il quotidiano, iniziare a pensare ai fatti propri ma rendersi conto solo tre pagine dopo di aver perso il filo.
Iniziare a camminare, nel corso di una lunga telefonata, avanti e indietro.
Far partire la musica in riproduzione casuale, per poi saltare ogni canzone fino a quando non si trova proprio quella che, in fondo in fondo, si voleva ascoltare sin dall'inizio.
Sorridere al cane che si incontra per strada, ignorando completamente il suo padrone (se però a tenerlo al guinzaglio c'è Tom Ford – lo so... lo so che è gay... per me rimane comunque fighissimo a prescindere dai suoi gusti sessuali – il mio occhio è legittimato a salire).


Dal sito justdog.it

Quando si è da mezz'ora in un negozio e si realizza che non c'è niente di interessante da acquistare, si inizia a diventare paranoici e ci si convince che la security ci tenga d'occhio credendoci degli abili taccheggiatori stile Winona Ryder.
Innervosirsi quando il parrucchiere cerca a tutti i costi di intavolare una conversazione con noi (a meno che non sia un degno epigono di Zohan).


Adam Sandler nelle vesti del parrucchiere Zohan / Scrappy Coco

Dimenticarsi immediatamente il nome della persona che si è appena presentata.
Impostare l'orario della sveglia prima di quanto necessario, in modo da poterla ritardare almeno due o tre volte (svegliando il coniuge che ti dorme al fianco... vero Rose?).
Durante uno spostamento in auto iniziare a considerare le altre macchine come compagni di viaggio e venire assaliti da un senso di tristezza quando si deve pagare il pedaggio e uscire dall'autostrada.
Celo, celo, celo.... A rientrare nella lista dei “manca” solo gli ultimi tre punti.
Ora, con tutta la buona volontà: vogliamo mettere una delle voci dell'elenco di cui sopra a confronto col disturbo compulsivo della commessa?
Senza calcolare poi che il rischio di trasformarsi in Ruttolomeo del film “Balle Spaziali” è dietro l'angolo...


Quindi, tirando le fila del discorso, in un afflato di generosità, mi rivolgo direttamente a te “MucCommessa”: se non riesci a masticare con la bocca chiusa per ottemperare alle norme della buona educazione di monsignor Della Casa, buonanima, e se non lo vuoi fare per la mia sanità mentale circoscritta ai dieci minuti di permanenza nel tuo negozio, fallo almeno per le inappuntabili ragioni che spiega la dottoressa Graziani, ricercatrice all'Istituto di scienze dell'alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche ad Avellino: «Quando si mastica o si parla con la bocca aperta si ingerisce aria, con inevitabili effetti poco decorosi come eruttazioni e singhiozzi».
Hai capito, cara la mia Barney  Gumble  del commercio locale?