lunedì 21 luglio 2014

LA PORTA NON SI VALIGIA


Premessa: io sono una cultrice della valigia.
Cioè io sto a tutte quelle articolate (e – per il 99% del genere umano – pallose) operazioni pre partenza come le carote ai conigli o la bottarga agli spaghetti. E mi diverto pure.


Va da sé che appena mi è giunta notizia che il sito francese Minutebuzz consigliava una serie di soluzioni salva-spazio, abbia subito letto curiosa la lista delle astuzie da seguire per preparare la valigia perfetta e per giunta in poco tempo.
Consiglio numero 1: per evitare di stare a sbrogliare matasse di cavi, avvolgerli intorno a una pinza (tipo quelle che si trovano nel reparto cancelleria, per tenere insieme i fogli).
OK

Consiglio numero 2: per non perdere forcine o spille da balia usare il contenitore dei Tic Tac.
Ma chi usa ancora quelle tristissime, anonime forcine per i capelli?
Inoltre: e se non mangio i Tic Tac?

Consiglio numero 3: dove mettere i cosmetici? Prendere delle cannucce, riempirle con ombretti e fard e richiuderle con il nastro adesivo.
Usare un beauty case sembra una brutta idea?
Ma non si era detto che queste dritte garantivano di preparare tutto velocemente?
Il meglio però deve ancora venire, come direbbe il Liga.

Consiglio numero 4: per risparmiare spazio, infilare nei colletti delle camicie una cintura attorcigliata e i calzini all'interno delle scarpe mentre per quanto riguarda i vestiti, gli amici d'Oltralpe consigliano – udite, udite! – di arrotolarli.

ARROTOLARLI????

Come non pensarci prima!
Anni e anni spesi a studiare gli incastri ottimali per evitare che i capi escano dalla valigia come se fossero già stati indossati per una settimana e poi leggi degli pseudo consigli che ti suggeriscono addirittura di farli su alla “ugly Eve”?
Comunque sia, fatela come volete, partite con dieci giorni di anticipo come faccio io oppure preparatela la sera prima, l'importante è che la valigia sia sinonimo di vacanza, breve, lunga, lontano, vicino... perché c'è proprio bisogno di staccare la spina.
La gente arriva a luglio che non ce la fa più.
Svalvola.
È capace di fissare per ore, con pupille dilatate e occhi a molla un salvaschermo raffigurante un'immagine felice in riva al mare dell'estate precedente.
Si sente inchiodata nelle sabbie mobili del girone dei depressi se non lascia la città e se ne sta per qualche giorno in un altro contesto.
Dà evidenti segni di smottamento psico-cerebrale.
Addirittura blatera, farnetica, sproloquia.
E, se mai ne avessi avuto bisogno, ne ho avuto un'eloquente conferma poco fa.
Suona il telefono.
«Ti disturbo?»
«Se non ti spiace ti richiamo dopo... sto finendo di scrivere un post»
«Ma dai? Su cosa 'sto giro?»
«Sull'arte di fare i bagagli»
«Eh???»
«Su come essere super efficienti nel preparare borsoni, trolley, valigie»
«Ah... le valigie... Lo sai che differenza passa tra una valigia ed una porta?», mi domanda il mio interlocutore che – postilla indispensabile per capire la portata dell'aneddoto – ha molte doti, ma di certo non spicca per vis comica.
«....»
«Che la valigia si porta, ma che la porta non si valigia!»
BUONE VACANZE!