sabato 11 ottobre 2014

LA STRADA PER FRASCATI

Per motivi ignoti persino a me stessa, qualche giorno fa mi sono messa a leggere un mappazzone di dieci pagine contenente i risultati dell'ennesima ricerca condotta dalla Bbc nella quale, rielaborando le interviste a importanti manager, sono stati elencati i tre principali passi falsi che chi ambisce a fare carriera deve stare attento a non commettere.
Secondo James Caan, amministratore delegato del gruppo Hamilton Bradshaw, quando si fa un colloquio per un nuovo lavoro è molto importante evitare di tergiversare, o, peggio ancora, rispondere «Non so» mentre Bernard Marr, AD all’Advanced Performance Institute, sostiene sia fondamentale la stretta di mano e giudica negativamente quella poco convinta così come quella «bagnata» (che se per giunta è associata all'incapacità di reggere lo sguardo dell'interlocutore... addio! Meglio prendere direttamente la strada dell'uscita).
Scott Case invece, co-fondatore e amministratore delegato della Main Street Genome, ritiene che cruciale sia la risposta alla domanda «Perché finora non hai fatto carriera?». Azzardare un'uscita tipo «Non mi è ancora capitata l'occasione giusta» equivale a tirarsi sui piedi la più memorabile zappata che la storia ricordi. «Dietro a una simile giustificazione si cela un atteggiamento indolente. Le occasioni non bussano alla porta: bisogna andarsele a cercare» sentenzia Case.
Bene. Adesso si vive tutti più felici e contenti, come se non ci arrivasse anche chi manager non è, a capire che una mano sudaticcia o risposte poco decise sono indice di temperamenti tutt'altro che volitivi.
Non saprei... a farmi sciroppare questa ricerca potrebbe essere stata la particolare congiuntura esistenziale che sto vivendo, caratterizzata da radicali cambiamenti professionali. Forse è normale, quando metti un punto fermo a un capitolo, giri pagina e ne inizia un altro, fare due righe di conti.
Fatto sta che a guardare indietro, mi è venuto il dente avvelenato.
È andata più o meno così.
Dopo la fase “serva della gleba” (che vi ho già illustrato tempo addietro nel post “Anche i servi della gleba prima o poi si incazzano”, nel quale – per chi non avesse nessuna voglia di andarselo a rileggere – vi deliziavo raccontandovi del gaio sodalizio lavorativo con un'amabile personaggiA, soprannominata Miss Piccione, che, bontà sua, per ics anni mi ha trattata come il suo monumento... e con questa metafora tratta dalla celebre canzone di Elio, ho detto tutto), da Lassù il buon Dio deve aver buttato un occhio al mio bilancio e avendo notato che qualche conto non tornava, ha prontamente provveduto al conguaglio.
Si inaugura così l'Era delle Vacche Grasse ed assisto con stupore ad un fiorire di proposte di lavoro che è una poesia, manco a politici, amministratori della res publica, Fondazioni ed Enti culturali vari, ecc. ecc... fosse presa una specie di incontenibile dissenteria culturale che li costringeva a commissionarmi libri a tutto andare.
A un certo punto però le pile iniziano a scaricarsi, passano giorni-settimane-mesi-e-pure-anni e i soldi sul tuo conto non arrivano. E se mai mi fosse venuto da pensare di aver toccato il fondo e di poter oramai solo risalire, ecco arrivarmi a sorpresa l'ascensore per un'ulteriore discesa. Già perché vengo a scoprire che i soldi non ci sono nemmeno per la stampa e quindi prendo atto di essere cornuta e mazziata: proliferano i lavori non pagati e addirittura non pubblicati. Proliferano al punto che li conto oramai sulle dita di due mani.
Certo, perché i signori (!) committenti – tutta gente che si spaccia per seria e a modo, neh, che va in giro facendosi un vanto della propria onorabilità e cristallina coerenza ed altre supercazzole del genere – si sono misteriosamente accorti che i soldi erano evaporati quando io il lavoro l'avevo già finito (alle volte, la sfiga!), dopo che io avevo cucinato loro anche una fettina di glutei coi pinoli... così, giusto per puntualizzare il tempismo. Ma chi ve li ha fatti i calcoli quando avete stanziato i soldi? Vostro nipote treenne mentre sul seggiolone giocava con la calcolatrice?
Allora cosa faccio? In ordine sparso: mi sforzo di mantenere la calma, discuto, vado per vie legali, perdo la calma, cerco un compromesso, prendo atto dell'imbarazzante blackout delle capacità intellettive dei miei interlocutori, fino a quando... un bel giorno, DLINDLON, suonano alla porta. Ed ecco che arriva la tua Occasione, quella con la “o” maiuscola. Già perché sa, signor Case, a me, che mi si può dir tutto tranne che sia indolente, è andata più o meno così, forse sempre per via di quella storia del conguaglio ai piani alti...
Ok, ciò comporterà cambiamenti, sacrifici, scelte difficili ma è LEI, la tua Occasione e quindi corri il rischio, parti e dentro di te ti abbandoni a un'esultanza incontrollabile stile rigore di Grosso a Berlino.
D'altronde Nemo propheta in patria, già si sa.


Perché qui alla fine cambiano le facce, cambiano i culi a scaldare le sedie ma la minestra è sempre la stessa e – nel mio lavoro ma mi sembra un po' in generale – è tutto un blandirti, è tutto un fare grandi promesse ma poi quando vanno mantenute la frase più cortese, quando si degnano di risponderti, è «Oh scusa, adesso sono proprio impegnato... ti faccio sapere... ti richiamo dopo».
Ecco, il fatto che da quel “dopo” ad oggi siano passati mesi, se non anni dovrebbe farti capire l'urgenza di cambiare aria.
Tutta questa favoletta esopica ha infatti la sua morale: quando ti trovi a lavorare con dei peracottari (chiamiamo le persone col loro nome) del genere e tu senti di avere le potenzialità per volare in alto, quelle zavorre le devi mollare.
E per finire, mi rivolgo direttamente a voi, signori cari (laddove sia il sostantivo che l'aggettivo è detto con ironia), e vi sintetizzo ciò che penso dalle pagine del mio Blog poiché non avrò occasione di farlo di persona (non per mancanza di palle ma di tempo dato che me ne avete fatto perdere fin troppo): quando verrà il giorno in cui mi cercherete – perché verrà, ne sono certa – e tenterete di farmi su come una magnolia, ecco, non affaticate inutilmente il criceto che vi fa girare la ruota delle vostre sinapsi neuronali, lasciate perdere e seguite direttamente le indicazioni che l'ispettore Giraldi dà a Bombolo per andare a Frascati (di cui nel video qui sopra).
Tante belle cose!