lunedì 23 aprile 2012

INCONTINENZA CREATIVA NOTTURNA: LO CONFESSO, NE SOFFRO!


Ed il sottotitolo potrebbe essere una cosa del tipo «UN UOMO, UN CANE, UN PERCHE': LE SOFFERENZE NOTTURNE DI MR. ROSE (che è mio marito, come vi ho già scritto in un commento) E LADY HOPE (che è il mio cane)», l'uno a sinistra e l'altra a destra nella foto (giusto a scanso di equivoci).
Ma andiamo con ordine.
Qualche giorno fa, con la nostra amica FraAle si parlava qui sul blog delle professioni dei rispettivi coniugi.
Ovviamente ogni lavoro ha i suoi pro e i suoi contro.
E nemmeno il mio ne è esente.
Io sono una filologa e paleografa medievale cioè traduco codici antichi dal latino all'italiano e scrivo testi per l'università (incidentalmente – proprio per essere precisi – ne ho da poco scritto uno sugli anni Ottanta, insieme al prode socio Canna, che non c'azzecca nulla con quanto ho partorito finora ma rientra nel discorso che sto per fare).
Ora – senza contare il non trascurabile dettaglio che i committenti pagano quando razzo pare a loro impipandosene dei contratti – qual'è il principale punto critico del mio lavoro? È l'ispirazione, cari miei, che, si sa, non viene a comando.
Non è infrequente quindi che mi capiti di passare amene ore sopra a due stramaledette righe (già, perché nel mio lavoro non si tratta solo di tradurre – che sarebbe troppo facile – ma soprattutto di capire come caspita scrivevano, in quel periodo storico e in quella zona, ogni singola lettera dell'alfabeto... mi sento una specie di Jessica Fletcher delle pergamene, in pratica!) senza riuscire a cavare un ragno dal buco ed andarmene a dormire sconsolata, mettendo in forte dubbio le mie doti intellettive.
Mettete l'altro ieri, ad esempio.
Tutto il santo giorno a leggere di appestati, disgrazie, malattie e decessi fino a quel paragrafo finale che proprio non ne voleva sapere di tornare.
Inutile dirvi che non si trattava di righe superflue e inutili: ovviamente il senso di tutta la lagna precedente dipendeva da quell'incomprensibile epilogo.
Ecco, giusto perché voi siate solidali con me, vi offro un saggio di quello di cui sto parlando:
Si è fatta una certa, mi arrendo e vado a letto quando all'improvviso, saranno state le tre del mattino, mi viene un'illuminazione.
E allora che fai? Tutta euforica, accendi la luce, scendi dal letto (cercando di non scomodare troppo il quadrupede che ti dorme sullo stomaco), prendi il computer e inizi a smanettare gioiosa, sentendoti di nuovo la Maga Maghella della paleografia mondiale (giusto per essere modesti).
Il tutto con, come sottofondo, un «'more la luce» ripetuto ossessivamente come un mantra (ma destinato a restare inascoltato) o in alternativa, quando l'umore dell'ex dormiente non è dei migliori, un prolungato ed inequivocabile grugnito di disappunto.
Non se ne esce: se soffri di incontinenza creativa notturna non c'è cura! E a chi ti dorme a fianco non resta che rassegnarsi!
Per voi, invece? Qual'è il lato peggiore del vostro lavoro, quello che proprio tollerate a fatica?
Avrete pure un capo logorroico o inopportuno, una collega arrivista e petulante pronta a farvi le scarpe, una cliente lagnosa o bizzarra... suvvia, non fate i timidi: buttate tutto nel cassonetto!

lunedì 16 aprile 2012

CORREVA L'ANNO DELLA GIRELLA A RADIO 105

Betta e la Girella, domani live a 105
UNA DOVEROSA INCURSIONE NEL BLOG OTTANTOLOGY... PER RICORDARVI L'IMPERDIBILE APPUNTAMENTO DI DOMANI!
SEGUITE IL SAGGIO CONSIGLIO DEL MIO SOCIO CANNA!

Avete da fare martedì 17 aprile (ovvero domani) intorno alle 13? Noi di Ottantology sì. Elisabetta De Biasio, alias la "nostra" Betta, sarà in diretta a Radio 105, a parlare di anni Ottanta, di Ottantology e del nostro libro Correva l'anno della Girella, ospite di 105 all'una, la trasmissione di "mister X Factor" (e non solo) Alessandro Cattelan. E noi dello staff saremo con l'orecchio incollato all'auricolare più vicino. Anche perché non capita tutti i giorni a un'umile Girella gialla di essere negli stessi studi in cui sono transitati di recente Elio, Samuele Bersani, il sindaco di Firenze Matteo Renzi, perfino Aristoteles, o meglio l'attore-modello che interpretò il calciatore malato di saudade e pupillo di Oronzo Canà-Lino Banfi in L'allenatore nel pallone...

Il nostro invito? Ovvio, ascoltatela. E se invece di una radio avete un computer, cliccate su questo link, che vi porta alla pagina del live streaming dello storico network milanese. Se invece è un vero problema riuscire a mettervi all'ascolto in diretta, non preoccupatevi: appena sarà disponibile, pubblicheremo in ogni dove l'indirizzo web da cui scaricare il podcast con la registrazione della trasmissione. E se almeno riuscite a connettervi al più discreto e silenzioso twitter, noi che non siamo in onda tenteremo una diretta scritta della puntata. Seguiteci sul twitter di Ottantology e attraverso l'hashtag #girella80 (che un giorno, ci contiamo, entrerà nei twitter trends).

giovedì 12 aprile 2012

UN BLOG DI RACCOLTA INDIFFERENZIATA DI SFIGHE, TRAUMI, DELUSIONI, ESPERIENZE VARIE...

Ma non fatevi strane idee: mica ho pensato a questo blog per farne un lazzaretto della lagna!
Sfighe, traumi, delusioni OK, ma per sdrammatizzare, riderne, esorcizzarli insieme, sia chiaro!
Più semplicemente: se c'è il cassonetto per la carta, quello per il vetro, quello per l'umido, perché non fare anche un cassonetto virtuale per tutti quei pesi, seccature, menate giornaliere di cui ci si vuole liberare?
Ed ecco che la Betta ha pensato a voi, per fare in modo che vi fermiate un attimo prima di ridurvi così dalla rabbia...
… o così dalla disperazione (che tanto nove su dieci, fidatevi, non ne vale la pena)

E nello spiegarvi l'aneddoto che sta dietro l'idea di questo blog, do anche il buon esempio dimostrandovi come possa essere terapeutico (o quanto meno salutare per l'autostima) “I racconti del cassonetto”.
Già... «Perché questo titolo?», chiederete voi (e se state osservando il titolo, non avete potuto fare a meno di notare la foto. A questo proposito, vi prego: un attimo di raccoglimento al pensiero dei cinque minuti tutt'altro che gioiosi e profumati spesi per farla!).
Ed io, che non conosco vergogna, ve lo spiego. Fine anni Novanta. Mi iscrivo all'Università e mi trasferisco a Milano. In tempo zero perdo la testa per lui: un giocatore di basket americano, tanto bello quanto stronzo, ricoperto per tre quarti della sua superficie corporea di tatuaggi, affidabile come le Ferrovie dello Stato (non me ne volere, eventuale lavoratore delle FS che leggi questo post, ma nei miei quasi mille viaggi malcontati, penso che il treno su cui ho depositato fiduciosa le mie chiappe sia stato puntuale una decina scarsa di volte... e mi renderai atto che la percentuale è ben scarsa!), dai modi delicati come una scartavetrata sulla pelle, così fedele e premuroso che al suo confronto J. R. di “Dallas” era con Sue Ellen un marito modello.
Già mi vedevo felice madre di una nutrita prole (che tra l'altro il soggetto di cui sopra ha davvero avuto, ma da donne diverse e in diverse parti del globo terrestre) quando inaspettatamente l'idillio si incrina.
Le telefonate giornaliere scendono ai minimi storici, ogni scusa è buona (siamo ai livelli di “ho le papille gustative interrotte”, per capirsi) per rimandare un nostro appuntamento e quando ci si vede il tenore della conversazione non va molto al di là del “non esistono più le mezze stagioni”.
Ma il mio campanello interiore d'allarme ancora non suona, o meglio: suona a tutto andare ma io mi ostino a tapparmi le orecchie.
Così, quando mi hanno informata che forse dietro ai suoi ripetuti silenzi c'è una modella da urlo (che in seguito per anni ho sognato di incontrare casualmente in un vicolo cieco e gonfiarla come una zampogna), l'ho anche presa sul ridere, ironizzando in cuor mio sulla malignità dell'animo umano sempre portato a vedere del marcio nel prossimo.
Giusto per mettere a tacere le malelingue, prendo il mio migliore amico, mi apposto sotto casa del cestista e con fare tronfio me ne esco con un: «Vedi, è tutto spento. Te l'avevo detto che ha l'influenza. Sarà a letto che dorme».
Certo... che dorme!
Nemmeno il tempo di finire la frase, che la poco appariscente utilitaria blu Puffo dello pseudo febbricitante amore della mia vita, mi transita a pochi millimetri.
«Sicuramente avrà prestato l'auto a un suo amico», mi dico in preda ad un raptus incontenibile di ottimismo o idiozia (a seconda dei punti di vista). Esco dall'auto, vado verso il portone con lo scatto felino di un pachiderma quando vedo la sua inconfondibile sagoma aprire la portiera a una biondina in grande spolvero. Nel silenzio della via, il mio incedere rumoroso ma soprattutto la mia signorile esclamazione – che doveva assomigliare a una cosa tipo «Filibustiere!» solo che è stata più articolata e colorita – deve aver attirato la sua attenzione.
Morale: non trovo niente di meglio in cui nascondermi che il bidone dell'immondizia adiacente il cancello (bidone che OVVIAMENTE era stracolmo di pattume). Lui non mi ha vista, è vero, ma in compenso io ho passato una settimana a sottopormi a docce accurate ogni quarto d'ora e i miei amici mi hanno preso in giro per anni (senza contare il fatto che mi sono sputtanata un menisco nel tentativo di uscire da quel loculo senza dare troppo nell'occhio).
Ora, diciamocela tutta: non è semplicissimo spiattellare così, pronti via, per giunta a degli sconosciuti, i fatti propri ma confido in lettori solidali, che magari abbiano vissuto esperienze (non necessariamente amorose) pulp quasi quanto la mia.
E allora ci si sente un po' meno soli, forse anche meno incazzati, delusi, tristi e magari si riesce persino a sorridere di un'esperienza che per anni ci ha quasi indotti a uscire di casa con un sacchetto della spesa sulla faccia. Non ci sono scuse: vi tocca arrendervi e provare anche voi!

P.S. = Per quanti di voi si sono commossi immaginandomi nelle vesti di Tom Ponzi, innamorata e cornuta, sappiate che la faccenda della vita che è un po' un boomerang e che tutto torna e bla-bla-bla... beh, non sono tutte menate. C'ho messo un po' di tempo ma il mio Ciop, il mio Shiro, il mio Raimondo, insomma la mia metà della mela alla fine l'ho trovata... questo per dare una speranza a tutte quelle che dietro a un uomo modello “cestistronzo” ci stanno sbavando e credono che di meglio il mercato non offra.
Offre, offre... solo che bisogna un po' ravanare!

lunedì 9 aprile 2012

COMING SOON

Ancora 24 ore e ci siamo.
... giusto il tempo di smaltire l'abbuffata pasquale e di rompere ancora qualche uova (di cioccolata).
Dai: vi concedo ancora lo svacco di questo lunedì di festa ma vi aspetto domani col primo post de "I racconti del cassonetto".
Per ora: grazie Ferruz e grazie Polee per l'assistenza tecnica e morale! Senza di voi mi sentirei come Derek Zoolander senza la sua Blue Steel!