giovedì 26 luglio 2012

COME SOPRAVVIVERE A UNA DEGENZA OSPEDALIERA – SECONDA PARTE


Qualche giorno fa abbiamo lasciato la nostra Elisabetta in preda alle coliche, alle prese con i primi accertamenti clinici al Pronto Soccorso.
Come andrà a finire la sua “reality-fiction” (in questo racconto, infatti, che parte – ahimè! – da un fatto realmente accaduto, il confine tra esperienza personale e fantasia, tra realtà e finzione è alquanto labile. Andatevi a leggere la prima parte, di venerdì 20 luglio)
Ecco il secondo tempo!

Il primo Plasmon dopo giorni e giorni di digiuno!
 «Andiamo a fare una radiografia. Salga sulla lettiga», esordisce un non meglio identificato giovine bianco vestito. Scendere da questo trespolo per risalire su quel coso? Con uno sforzo fisico-cerebrale ai vertici? Ce la posso fare solo se mi dopate!
Sono qui da tre ore e già mi hanno frantumato il frantumabile.
C'è che il buon Dio quando ha distribuito la pazienza, non si è accorto che mancavo all'appello (e se già non ne ho quando sto bene, figuriamoci quando sono in queste condizioni!).
«Ti ingordasti di sagne chine?». Rieccola. Prego? «Cosa hai mangiato ieri sera? Una teglia di sagne chine?». Dopo aver letto i sottotitoli, colgo anche l'ironia. Mi sfugge ancora una cosa: sa... che? «Sagne chine sta per lasagne ripiene. È una tipica pasta al forno calabrese con polpette, uova sode, scamorza, mozzarella e pecorino grattugiato». Solo? Penso io. Da questa parentesi gastronomica deduco la provenienza e capisco il perché di quel suo accento strano. Mi sta già più simpatica!
Macché lasagne. Sono dieci giorni che seguo scrupolosamente una dieta detox per riuscire a entrare di nuovo in quel tubino da urlo che avrei indossato a (sigh!) Parigi, dove, per inciso, avrei dovuto passare un week end fuori porta con Etienne, il tipo fighissimo che ho conosciuto dieci giorni fa.
Tutto da disdire. Mi sento uno scampolo fallato, una Ferrari con le quattro gomme bucate, un camino con la canna fumaria ostruita, un bug di sistema, in poche parole una emme-e-erre-di-a!
Sono in preda ad una strana specie di ballo di San Vito che mi fa camminare ossessivamente su e già per il corridoio. Fino al sopraggiungere della nuova colica. E di nuovo ricompare la buffa Agnese. Mentre lei cerca di farmi ragionare e coricare sulla lettiga, io continuo a guardarle la targhetta col nome e per tenere impegnato l'unico neurone ancora sano (e non troppo coinvolto nel lamentarsi) le chiedo: «Ma Agnese... la mamma di Lucia?». Lei mi risponde di non avere figli. «No, intendo dire: hai presente Manzoni? Renzo e Lucia?». Al che lei un po' seccata mi ripete che di Lucia conosce solo una lontana zia che vive a Locri ma non la sente più da mesi. Un siparietto imperdibile. Decido che forse è meglio seguire il consiglio di AgnesecheperònonèlamammadiLucia. Mi sdraio, attendo l'esito degli ultimi esami e sarà quel che sarà, come diceva anche Tiziana Rivale.
Ricoverata. Si prospettano davanti a me dieci giorni di degenza. Siamo solo al primo. Sento la mancanza di Agnese, lei che sa sempre arrivare nel momento giusto per rattoppare con le sue uscite improbabili il mio morale malconcio. Che iella: oggi è il suo giorno libero.
Ecco, in questo momento pagherei per essere una di quelle maghette dei cartoni anni Ottanta, una di quelle ragazzine che con un oggetto da quattro soldi a mo' di bacchetta e una formula magica strampalata sapeva sempre come trasformare in suo favore anche la peggiore delle catastrofi.
Secondo giorno. Finalmente vedo sbucare Agnese. «Mi sento come se mi fosse caduto il mondo addosso», le confido. «Hai presente quella della televisione col caschetto biondo?» se ne esce lei. «Ma chi? La Carrà?» chiedo io. «Eh sì, dovresti fare come dice lei». «E cioè cosa? Mettermi a ballare il tuca tuca?» domando trasecolata. «Ma no, dico quella canzone dove fa “Se per caso cadesse il mondo, io mi sposto un po' più in là”. Capisci?»
Toma toma, cacchia cacchia, la saggia Agnese fuor di metafora mi aveva dato un consiglio tutt'altro che da buttare via fornendomi in un colpo bacchetta e formula magica per affrontare questa degenza con un animo diverso. Basta passare il tempo a lamentarsi!
Nono giorno. Non so cosa mi abbiano sparato in vena ma sto bene. Mi sento rinata. Ultima visita prima di venire dimessa.
Il dottore deve avere un amore segreto (neanche troppo) per i numeri, i calcoli e le statistiche ma io, dopo la prima proposizione di senso compiuto, già l'ho perso. Sono laureata in filosofia, gente!, ho sempre odiato la matematica, vengo da una settimana da incubo e parlo solo in presenza di una calcolatrice. Ma, buon uomo, ha una faccia così simpatica che sembra brutto non ascoltarlo (o almeno simulare di farlo): «Le coliche renali colpiscono circa un milione e mezzo di persone ogni anno e rappresentano il 2% delle cause di ricovero (mi sembra di stare a seguire “Medicina 33” e a ben vedere il dottore ha qualche vaga somiglianza con Luciano Onder... aiutatemi!). Colpiscono senza preavviso (e lo dice a me? Io che ero in tutte altre faccende affaccendata quella sera, presa dai preparativi per Parigi). In genere i calcoli che le causano colpiscono più gli uomini delle donne (uh, che fortuna – penso – proprio l'eccezione che conferma la regola dovevo essere?) e solitamente si ha un picco intorno ai 35 / 40 anni... strano, lei è così giovane (eh non facciamo lo splendido, dottore! Io agli “anta” ci arrivo a fine anno... ma l'ha letta la mia cartella clinica?). Comunque tutto è bene ciò che finisce bene, cara la mia Antonietta».
No, non l'ha letta. Adesso ne ho la conferma. Mi chiamo Elisabetta, E-L-I-S-A-B-E-T-T-A, come la Regina d'Inghilterra o come la Canalis, se preferisce. Non è difficile!
Ma il meglio lo riserva per il gran finale: «Eh signora, lo sa che una colica renale è forse uno degli eventi più dolorosi che possa capitare (nooo – penso io – davvero?). In confronto un decorso post operatorio, una ferita da arma da fuoco, un'ustione, un parto sono bazzecole!»
Bé... mi ha quasi convinta! Tutto sommato riconsidero l'eventualità di avere un pupo (ma forse è un po' prematuro rendere partecipe Etienne di questo mio progetto!).
Vado a salutare Agnese.
Lo confesso: mi dispiace lasciarla!
Il fatto è che ci sono svariati modi per vivere la propria professione. Agnese si è davvero presa cura di me, facendo anche di più di quello che le veniva richiesto, donandomi disinteressatamente ogni secondo libero del suo turno, riuscendo sempre a intercettare ogni attimo di sconforto o dolore. Bastava una sua battuta, sorriso o carezza per tornare a vedere il bicchiere mezzo pieno e questa è la grande differenza tra chi si limita a svolgere una professione per dovere e per portare a casa la pagnotta e chi invece, oltre a quest'ultima motivazione, lo fa anche per passione, perché ci crede davvero.
Grazie a lei quella che si prospettava come una permanenza forzata a Guantanamo si è rivelata quasi una vacanza al Club Med.
Bè, io vado.
Ah, Agnese... ancora una cosa: quando mi fai una teglia di sagne chine?

The end!

PiEsse: E voi? Vi sarà sicuramente capitato di aver ricevuto uno di quegli schiaffoni costruttivi (metaforicamente parlando), di aver dovuto affrontare episodi dolorosi che vi hanno posto davanti ad un bivio, costringendovi a modificare la vostra vita. E oggi, magari, vi ritrovate a pensare che, tutto sommato, siano stati un bene.

24 commenti:

  1. Ciao Cassonetto's boys & girls!Beh che dire,ogni batosta fisica o psicologica rivista con gli occhi del tempo ci fa capire tante cose....li per li sembra che il mondo si sia all'improvviso accorto di noi mandandoci problemi a iosa,ma poi ci fa conoscere altre persone con esperienze ben peggiori e noi, da inguaribili ottimisti, diciamo a noi stessi...mi e' andata bene(anche solo per il fatto che posso raccontarlo!).Secondo il mio modesto parere chi non ha preso "tranvate"non sa apprezzare( come chi invece ha "usufruito")cio' che riceve non solo a livello materiale ma soprattutto emotivamente.Dobbiamo imparare ad essere spugne che assorbono tutto il "positivo" che ci circonda per poterlo poi a nostra volta donare a qualcuno che in quel momento ne ha bisogno.Per riuscirci dovremmo resettare una vita fatta di rabbia ,delusioni,litigi e non e' affatto facile...ma quale regalo puo' comparare il sorriso che spunta sulle labbra della persona che ci "assorbe"???

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  2. CARA BETTA HO LETTO LA TUA ESPERIENZA COLICALE!!!! MI COME ESPERIENZE OSPEDALIERE NE HO AVUTE TANTE E ANCHE GRAVI, ANZI GRAVISSIME MA RINGRAZIO SEMPRE LA MIA MADONNINA CHE PORTO CON ME CHE MI HA SEMPRE AIUTATA.CERTO CHE IN OSPEDALE SI TROVANO DEI DOTTORI E DEGLI INFERMIERI MOLTO STRANI... A ME IN UN RICOVERO PER UNA BRUTTA FRATTURA AVEVO UN ENERGUMENO COME INFERMIERE CHE MI PAREVA SATANA ED ERA CATTIVISSIMO MENO MAL CHE EL ME BUONUMOR LA ME GA SALVA! BETTA ME RACCOMANDO PENSA A TI SEMPRE LA TUA SALUTE VALE PIU' DE TUTTO L'ORO DE STO MONDO.....CIAO MATUSA 55 BETONEGA E PERSIN SUOCERA VARDA TI.......

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  3. Che sofferenza... mi sto contorgento dal dolore con un effetto placebo alla rovescia.
    Spero non mi capiti mai.
    Per consolazione, se Agnese latita, posso farti avere una teglia di Sagne Chine (o di Pasta arrmininata 'ncasciata)
    Lupin

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  4. Mille volte einsegna di piú uno schiaffone alla Bud spencer che l'università. Ogni schiaffone che ho preso é stata una buonal lezione. The rose from nyc

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  5. QUANDO CI CAPITA DI STARE MALE CAPIAMO IMMEDIATAMENTE COME SIAMO FORTUNATI AD ESSERE IN SALUTE. NON TROVATE? ELISA

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  6. Ma quella foto e'di una tristezza infinita! Simo. Povera Betta!

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    1. Oh, meno male che a qualcuno ha toccato il cuore la mia immagine sofferente!

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  7. Mi dispiace molto non essere ancora stata la tua super amica in quel periodo, avrei potuto starti vicina e ti avrei sicuramente aiutata a superare quel momento con le nostre battute!!! te vojo bene assaje!!!
    (controlla i verbi!!!!!!)ovviamente togli questa parentesi!!! :)

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    1. Saaal!!!!
      Ci sei!
      Non posso agire sul contenuto dei commenti, posso solo approvarli o meno... altrimenti me la canterei e me la suonerei... troppo facile!
      Comunque, visto che da buona maestrina con la penna rossa ho constatato che i verbi vanno bene, l'ho approvato!
      Ma sappi che anche se ci fossero errori non me ne importerebbe... quello che conta è il contenuto!
      Siamo nel Cassonetto della Betta, mica a scuola!
      A più tardi, Pisto... scalda i motori, che abbiamo giusto quelle due cosette da fare!

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  8. Betta anche avere persone che te voian ben serve nella vita te fan pensare positivo e ..........addio ospedal!!!matusa 55

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  9. Era da molto tempo che non mi capitava di ridere così tanto da avere le lacrime agli occhi, come mi è appena successo leggendo questo post.
    Non so se quello che hai scritto corrisponde a realtà ma scusa tu, di professione cosa fai? La comica???
    Benedetta da Locri

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    1. Ma brava! E così ridi sulle disgrazie altrui?
      Ovviamente sto scherzando... questo è lo spirito del blog... sdrammatizzare!
      E grazie per la domanda-risposta... mi fa molto piacere che tu apprezzi la mia "vis comica"!

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  10. Credo, a questo punto, di essere proprio tonto. O comunqe di avere il tempismo di un bradipo. Ieri sera, mentre saltavo ballando forsennatamente sotto la pioggia al concerto dei Divina (chi non li conosce, provveda immediatamente), durante un medley disco anni '80, ho capito qual è la sottile linea rossa che lega le coliche, Agnese, Betta e i racconti piccanti. Nel racconto Betta parla del suggerimento di Agnese di spostarsi un po' più in là se per caso cadesse il mondo. Non ricordavo affatto che quello fosse l'incipit di una canzone il cui ritornello è "com'è bello far l'amore da Trieste in giù... Tanti auguri a chi tanti amanti ha!". Presto fatto il passaggio dalla Croce Rossa alla Luce Rossa! Alla fine tutto si lega.
    Teto

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    1. Ah! Alla buon'ora!
      Buongiorno, neh!
      Solo adesso hai capito da che canzone l'ho estratta la famosa perla di saggezza di Agnese!?!
      Ma Tetoooooo!

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  11. Ehm... Lo so: sono un po' tonto. Ma, prima o poi, ci arrivo pure io!
    Teto

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  12. Ma, a proposito di testi piccanti e musica anni ottanta, mi chiedevo se le tue adorate e adoranti Garbage's Queen Groupies conoscano il tuo dettagliatissimo, gradavolissimo, spudoratissimo saggio sull'argomento, edito nella "Girella". Nel caso, sappiano che e' imperdibile. Per esempio, mia moglie non si era mai chiesta cosa fosse il cobra della Rettore (non essendo un serpente) e non aveva compreso che il clarinetto e la chitarrina di Arbore suonassero insieme musica da camera da letto.
    Teto

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    1. Glielo hai detto che con la Betta si impara sempre qualcosa di nuovo (a tua moglie, intendo)?
      Certo, c'è un bell'abisso:da nozioni storiche desunte da codici mangiati dai topi a retroscena hot di canzoni anni '70/'80...
      Forse sono più interessanti le seconde, cosa ne dici?

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  13. Nel mio caso, sono senz'altro piu' interessanti le seconde, non foss'altro che sono altamente allergico agli acari. Confesso di non aver detto a mia moglie quanto sia istruttivo leggere i tuoi post. Il che, forse, suggerisce un nuovo argomento per un post: nella coppia bisogna dirsi sempre tutto-tutto?
    Teto

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    1. Grandissima idea, Teto!
      Quanto prima provvederò ma poi ti voglio in prima linea a dire la tua!
      Besos

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  14. Eccolo li'. Come direbbe Sandro Ciotti, ho fatto il piu' classico degli autogol!
    Teto

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  15. Cara Betta, sono capitata qui digitando in Google "sopravvivere ad una convalescenza forzata" o qualcosa di simile...
    sì, perchè sebbene la mia sofferenza sia ben lontana da quella delle coliche renali, mi trovo immagonita e con la lacrima incipiente ogni 2per3 a causa di una frattura alla caviglia che, dopo un breve ricovero ospedaliero, mi costringe a divano-letto-divano con palla al piede (=gesso) per almeno un mese.
    'ecchessarammai?' dirai tu? il fatto è che la malaugurata caduta su me medesima avvenne il 2 gennaio, quando stavo spostando scatoloni per trasloco in casa nnuova. Capirai: casa nuova, associata a nuovo inizio per me e il mio compagno, associata a nuovo sapore per il 2013. e invece...giaccio qui circondata dal caos più totale, costretta a chiedere aiuto anche per i minimi trasferimenti (divano--letto--bagno) e per le operazioni più banali (riuscire a fare una doccia di 10 minuti trattenendo il piede ingessato con addominali tremanti mi ha sfinito). e poi, c'è l'ansia per il lavoro cococo che ho, che ho paura di perdere, oltre al fatto che non mi copre questo periodo di inattività.
    ok ok, è vero, sto esagerando: il fatto è che la rinuncia alla mia autonomia e iperattività per un mese o giù di lì mi sta mandando fuori di testa. però. sono sicura che ne verrà fuori qualcosa di buono. grazie per il sorriso (pieno di empatia, te lo assicuro!) che mi ha strappato il racconto della tua avventura ospedaliera!
    laura

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    1. Carissima Laura,
      mi fa enormemente piacere il tuo commento (e non perché io goda sadicamente delle disgrazie altrui) perché il mio blog nasce proprio per questo, per buttare nel mio metaforico "Cassonetto" tutto ciò che di negativo ci ammorba la vita di tutti i giorni e ripartire con rinnovata energia.
      Certo, è più facile dirlo che metterlo in pratica.
      Le coliche renali sono una finzione letteraria. Nella realtà ho avuto una grave forma di pancreatite da stress e sono rimasta più di là che di qua per giorni, ero terrorizzata dalle ripercussioni che questa mia forzata inattività avrebbero potuto produrre sul lavoro (all'epoca, con poca lungimiranza, collaboravo con una vera aguzzina) e in più la mia metà reclamava giustamente attenzioni che, avendo lavorato per mesi e mesi 20 ore al giorno, non gli davo.
      Quello sberlone però, a distanza di un anno e mezzo lo posso dire con certezza, mi è servito tantissimo permettendomi di capire cosa fosse davvero importante per la mia vita.
      Fondamentalmente non ero felice e quella degenza ospedaliera mi ha dato lo sprone giusto per ridistribuire le mie vere priorità.
      Oggi ho intrapreso un nuovo percorso professionale, non ho più paura delle persone cattive ed invidiose, ho eliminato i rami secchi e dato più spazio alla mia famiglia, senza la quale sarei davvero perduta.
      Sono sicura che anche tu saprai trarre profitto da questo transitorio periodo di inattività... tienimi aggiornata (se ti va... a me farebbe molto piacere) e se ti capita di buttare un occhio ogni tanto al mio blog, spero di strapparti ancora qualche sorriso!
      Un abbraccio,
      Betta

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