ASPETTANDO
IL POST DELLA MICHI – Sin
dalle elementari e fino all'ultimo anno del Classico mi hanno sempre
appioppato come compagni di banco i
casi più disperati della classe col
compito improbo di riportare i testoni sulla retta via preparando
insieme a loro interrogazioni, verifiche, temi, cazzi&mazzi,
imposizione che ha fatto nascere in me un disperato culto del “chi
fa per sé, fa per tre”.
Contemporaneamente però, essendo cresciuta per desiderio paterno a
pane e palla a spicchi, il
basket
mi ha fatto capire l'importanza del gioco di squadra, della
cooperazione e dell'impegno collettivo per il raggiungimento di uno
scopo comune. Non per niente il mio idolo, Michael
Jordan,
sosteneva che “Talent wins games, but teamwork wins championship”,
cioè il
talento fa vincere le partite, ma è il lavoro di gruppo che aiuta a
vincere un campionato.
Le
due esperienze antitetiche mi hanno fatto sviluppare un certo
bipolarismo in materia ma in età adulta il problema non si è più
posto: si sa, quello della filologa è un lavoro solitario e l'unico
contatto obbligato col consesso umano è quello con i committenti
rognosi!
Poi,
qualche mese fa, sull'inserto domenicale del Corriere (La Lettura del
10 settembre 2017), a poche settimane dalla morte di Jerry Lewis,
leggo un articolo sul declino dei binomi nel mondo dello spettacolo:
nessun più Ginger
e Fred, Al Bano e Romina, Terence Hill e Bud Spencer, Cochi e Renato,
Boldi e De Sica... uh, che tragedia!
E
sempre qualche mese fa incontro lei: certo a prima vista la mora
montanara polemica e la bionda genovese diplomatica sembrano aver
poco a che spartire ma una forte passione comune per la scrittura e
alcune sfumature caratteriali simili sono stati il collante perfetto
per il nostro sodalizio.
Farmi
più in là per condividere ogni tanto questo
spazio con lei mi è sembrata una proposta naturale, convinta
che una
più l'altra non sia un'addizione, ma una moltiplicazione.
Di idee. Di entusiasmo. Di stimoli positivi.
D'altronde
lo sosteneva anche Stefano Accorsi quando pubblicizzava un gelato che
Du
gust is megl che uan!
Quindi,
ora, spazio al primo post della Michi!
Primavera,
dobbiamo parlare.
Lo
vedi in che situazione ci troviamo? Nevica, a fine marzo. Vabbè, mi
dirai, tutti a dire che non ci sono più le mezze stagioni… A un
certo punto che deve fare una povera mezza stagione se non sparire e
dargliela vinta una volta per tutte?
Però
insomma, anche tu, cerca di crescere, non puoi mica fare gne
gne
per ogni cosa. È da cinquecento anni a questa parte che ti sei un
po' montata la testa. Che se non era per Botticelli
davvero che facevi tanto la schizzinosa.
Pensa
un po’ alle tue responsabilità! Pensa a chi, come me, ti sta
aspettando da mesi. E sono stati mesi duri, questo lo sai. Mesi in
cui mi sono addormentata con lo
scaldasonno
impostato alla massima temperatura e ho rischiato di trovarmi
rosolata come un pollo arrosto. Mesi in cui ho indossato i
Moon-boot
in casa
perché i miei piedi non ne volevano sapere di scaldarsi. Mesi in cui
chiunque incontrassi ha creduto che dovessi rivedere la mia
alimentazione perché ogni giorno di questo dannato inverno sono
uscita di casa che sembravo la
madre dell’omino Michelin,
e va bene che è matelassè
e
fa tanto moda, ma in fatto di forma fisica ha ampi margini di
miglioramento.
Ma
io mi sono fidata, ti ho detto che ti avrei aspettato e l’ho fatto,
ma di te ancora nessun segno. Neanche quella rondine
solinga
che intanto è inutile perché comunque lei da sola non conta un
cazzo. Poraccia,
anche lei.
Lo
sai che giorno è oggi? Lo sai, sì o no? È il giorno in cui
dovresti muovere
quel culone fiorito
e venire tra noi. Non fare come quei maschi cattivi che ti dicono ti
chiamo domani e poi niente, non si fanno sentire. Non è da te, dai.
Primavera,
io te lo dico, se continui così, finisce che do ragione alla Goggi.
Written
by Michela Rebuffel