mercoledì 14 marzo 2018

STORIA DI UNA BANCHIERA MILIONARIA, INSONNE E FINANCO ROMPICOGLIONI


Sul Corriere di domenica 11 marzo ho letto la triste storia di Sarvenaz Fouladi e della di lei madre, Fereschant Salamat, non senza annaffiare il quotidiano con abbondanti lacrime.
La sventurata trentottenne è una facoltosa banchiera di origine iraniana nonché proprietaria di un appartamento da quasi tre milioni di euro in un condominio di mattoni rossi di inizi Novecento, nel quartiere di Kensington, zona ovest di Londra.

 
A render grama la vita di Sarvy e Feresh è stato il trasloco nel 2010 dei coniugi Ahmed e Sarah El Kerrami con le loro frizzanti creature, al piano superiore. Roba che al confronto le cavallette e le rane nelle dieci piaghe d'Egitto sarebbero state una passeggiata di salute. I tre pargoli sono infatti i responsabili dell'inferno in terra della povera manager che ha dichiarato provata: «Fino a sette anni fa avevo tutto: una buona carriera, una bella casa e una magnifica vita sociale. Oggi sono così stanca al mattino che non riesco ad alzarmi in orario e arrivo spesso tardi al lavoro. Per restare sveglia, devo mangiare cioccolata». E ancora: «Spegnete quei bambini, per favore! O abbassate il loro volume, almeno di notte!», ha implorato.
E come darle torto.
Infatti il giudice Nicholas Parfitt, chiamato a dirimere la bega condominiale, ha considerato legittime le sue lamentele e ha stabilito un risarcimento record: quaranta sterline al giorno, per un totale di 107 mila sterline. Cioè, circa 120MILAEURO!
Che poi, stellina lei, c'hai pure ragione: dormire a intermittenza è una menata. Non a caso la privazione del sonno è una delle torture preferite dai militari di qualunque dittatura: svegliare continuamente una persona proprio mentre si sta addormentando alla lunga fa uscire di testa, tipo che il mattino dopo ti tiri su con due occhi sbarrati alla Jack Nicholson in “Shining”.


Ciononostante: 120MILAEURO, Sarvy, son sempre 120MILAEURO... cioè, mica cotiche! Non si poteva fare una cifretta meno esosa, anche solo l'impegno da parte degli El Kerrami di insonorizzare l'appartamento, e poi tutti a farsi due spaghi da te?
Comunque a nulla sono valse le perizie e le obiezioni dell'avvocato della controparte: «I rumori di cui si lagnano le inquiline del piano di sotto non sono altro che il prodotto di una normale vita famigliare» ha sostenuto, per concludere con un ineccepibile «Se non mentalmente instabili, quelle due sono quantomeno ipersensibili».
E tutto sommato è stato ancora gentile.
Questa storia mi ha fatto ricordare un episodio privato.
Un mio – ahimè! – congiunto (questo sì equiparabile a una piaga d'Egitto) quando mancava poco al parto della mia primogenita, era solito osservare con disgusto la mia pancia muoversi senza esimersi dall'esclamare soavi frasi quali «Che schifo!» o «Mi viene da vomitare!». Oggi, che sta per diventare padre, rimane in trance per ore a contemplare la panza della coniuge nonostante là sotto il figlio si muova stile “Alien”, declamando stilnovistiche odi alla maternità che nemmeno Tagore.
Ora: come si conciliano i due racconti?
Così: quando uno spara qualche vaccata bella potente, che magari offende pure qualcuno a lui limitrofo, in genere deve prepararsi a vedersela tornare indietro, la suddetta vaccata, come un boomerang, a tutta velocità. E che il Signore gli scartavetri pure la faccia con quella paletta falciforme nella sua traiettoria di ritorno, di già che c'è.
Cara la mia Sarvenaz – che già una che si ritrova un nome così, un pochetto suscettibile e incazzata di suo è legittimo lo sia – a te lo posso dire: anche io un tempo soffrivo di questa sindrome di Erode, ergo ero una cagacazzo imperiale in merito ai bipedi sotto il metro di altezza.
Anche io ho passato un periodo in cui sentivo la nanerottola dei vicini urlare a qualunque ora del giorno e DELLA NOTTE e io «GneGneGne: non riesco a lavorare!» [leggasi: adesso cerco il primo rivenditore di pannelli insonorizzati e gli compro il magazzino intero].
Anche io ho passato un periodo in cui sentivo la madre della nanerottola urlare a qualunque ora del giorno e DELLA NOTTE «Vieni qui, a mamma» e io di rimando «GneGneGne: non riesco a dormire!» [leggasi: mi state frullando le palle come un Minipimer].
Anche io ho passato un periodo in cui sentivo i genitori della nanerottola rispolverare in loop “Dolce Remì” e “Il caffè della Peppina” a qualunque ora del giorno e DELLA NOTTE e io «GneGneGne: non riesco a grattarmi l'alluce del piede sinistro in santa pace!» [leggasi: le più variopinte imprecazioni avevano messo il pilota automatico].
Ma poi: il boomerang (e tu non sai quanto sia stata felice di quel boomerang, ma questo resti fra di noi)!
Quindi, se per caso ti transita nella testolina l'idea di lavorare meno, smetterla di vivere con mammà, trovare un uomo che ti sopporti, magari pure, to' la butto lì, riprodurti, sappi che minimo minimo ti aspettano una ventina di ore di sonno spalmate su quarantadue (perché tu adesso ti sparerai almeno sei ore di dormita serafica a notte, no? Ecco, sappi che poi diventeranno tre, se tutto va bene), il colorito di un topo morto, l'occhio a saracinesca, tette che scendono verso il basso e capelli verso l'alto e occhiaie scavate con la ruspa, tiè! E mi auguro soprattutto che una pletora di vicini di casa tre volte più scassacazzi di te, nelle ore diurne, quando il pargolo ti lascerà un attimo di requie da peti e rigurgiti, facciano le prove (quelli alla tua destra) per lo Zecchino d'Oro stile Piccolo Coro dell'Antoniano (avrete una roba simile anche lì da voi, no?), decidano di cambiare la pavimentazione (quelli sopra di te) e trascorrano le ore postprandiali a perforare quella vecchia col martello pneumatico, ascoltino “Smell Like Teen Spirits” (quelli alla tua sinistra) a manetta e senza pausa, e per finire litighino (quelli di sotto) come nemmeno Michael Douglas e Kathleen Turner ne “La guerra dei Roses”, ri-tiè!
So: be carefull, dear Sarvenaz, perché the boomerang is behind the angolo!

9 commenti:

  1. Noi diremmo qua a Locri “gabbu e meravigghia non fari ca ti pigghia” Bello divertente e meno male che sei tornata.
    Bbenedetta

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  2. Prima di diventare mamma anche io mi lamentavo dei vicini rumorosi causa figli. Ora io per fortuna abito in una bifamiliare e non disturbo nessuno!

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  3. Leggere i tuoi pezzi è un’occasione per dedicarmi qualche minuto leggero e spensierato. Ne leggerei uno al giorno come premio x le difficoltà quotidiane.
    The rose

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  4. La teoria del boomerang ha in sé una grande verità. Quando ero senza figli, per me i bambini non erano altro che esseri di piccole dimensioni, grandi produttori di composti organici di rifiuto e di un surplus di decibel. Inutile dire cosa sia accaduto dopo la maternità. Tanti amore della mamma, tesoro mio, vieni qui che ti pulisco la cacchina santa e così via. Insomma, quei cosetti fastidiosi sono in grado di cambiarti le prospettive.
    Ora non sto qui a dire che Sarvenaz non abbia avuto le sue ragioni, perché, sì, i bambini rimangono dei grandi rompicoglioni, anche e soprattutto per le mamme, figuriamoci per gli altri. Però, cara Sarvenaz se sei una banchiera e ti piace il silenzio, magari puoi scegliere (sì, tu puoi) di non vivere in un condominio, dove ahimè non è così difficile trovare famiglie con figli. Suggerisco luoghi di pura pace: Kalahari, Sahara, Gobi? La scelta è ampia.

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  5. Probabilmente il Rosa era un convinto maschilista anti barbie che sognava una vita di macchinine telecomandate e rutti liberi con un mini lui . Baaam, boomerang, un mondo di ombretti, fidanzati appostati e quei giorni lo attende !❤️( un mondo ROSA. di colore )

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    1. C'è sempre un terzo bonus (ma non diciamoglielo se no esce a comprare le sigarette e non torna più)

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  6. Diciamoglielo invece. Se è un vero figo accetterà la sfida . Che si concretizzerà nello stesso identico colore , ma più acceso , un fuxia insomma . ❤️

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  7. Esiste un antidoto a tutto questo.
    L'imperturbabilita' di un Siddartha. Il sonno profondo in fase REM raggiunto da 0 a 30 secondi anche dopo 10 risvegli. Il training autogeno contro il casino che ti circonda. OHMMMMM. Teto

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