Driin,
driiiin...
«Dottoressa
De Biasio, buongiorno... ehm, come andiamo con il libro?», esordisce
timidamente il Signor XY, che nella vita fa il sindaco di una città
del nord Italia, imbrocca una
consecutio temporum su quindici e per darsi un tono
promuove a tutto andare libri sul territorio che amministra (grande
cosa, per carità, dato che la fortunata prescelta per occuparsi di
crearli e partorirli sarei io se non fosse però che A.) in un
anno e mezzo ha deciso di raddoppiare le pagine almeno cinque volte,
senza aumentare proporzionalmente anche il mio compenso; B.)
non ha ancora capito che nel 1200 si parlava in latino e bollarlo
come “la lingua dei balenghi” solo perché lui non la conosce è
una definizione un po' azzardata soprattutto se lo fa tutte le volte
che conversa con ME, che sarei una filologa medievale latina, ergo
una filologa dei balenghi; C.) il libro gli va anche riassunto
dettagliatamente affinché non rilasci dichiarazioni alla stampa
inascoltabili).
«Benissimo!
Sto rileggendo gli ultimi capitoli e domani consegno in tipografia»
(qui
c'è puzza di bruciato, Betta, chiudi la telefonata il più in fretta
possibile! Dice una vocina
saggia dentro di me)
«Ah,
gnacfrcdrwsd» seguono vocali e consonanti random, dalle quali è
impossibili dedurre l'esatta traduzione del pensiero sotteso.
«Prego?»
«È
che... gnhem... sa quello stagista che avevo preso a rispondere al
telefono qui in Comune? Quello che era uscito dai Geometri e non
sapeva se iscriversi a Scienze Politiche o al DAMS ma poi aveva
deciso di andare a Roma per tentare i casting dalla De Filippi?»
«Purtroppo
sì, mi ricordo» (con quelle credenziali era difficile
dimenticarsene)
«Ecco,
mi aveva detto che avrebbe scritto lui la mia prefazione ma...
cdfsvkdflhgbry... non so come dire...»
«Non
l'ha fatto, giusto?»
«Ecco,
sì»
(Strano!)
«Quindi?»
«Quindi...
lo potrebbe fare Lei? Sa, così mi fa fare bella figura. E poi se
potesse anche rivedere le immagini da inserire che, gahsp!, mi
sembrava di aver salvato sulla chiavetta ma niente, non le trovo
più... E anche...»
Segue
elenco di altre cinque o sei rogne che – gndxkjbvsdyufv, come
direbbe il mio interlocutore – si doveva grattare lui ma mi sono
ritrovata sul groppone io.
«D'altronde,
Lei è così brava!»
(E
Lei così paraculo!)
«Per
domani pomeriggio, ovviamente», precisa lui
(Digli
di no, digli di no, digli di no...)
«Ma
che scherza, domani
pomeriggio
dice? Lo consideri fatto già in mattinata».
Riattacco.
Gelo.
Panico.
Argh!
Non ci posso credere: ci sono ricascata (oltre ad aver in parte
mutuato le sue interiezioni).
E
così addio serata pizza + dvd + varie ed eventuali col Rose.
QUANDO UNA TSHIRT DICE PIU' DI 1000 PAROLE! |
Improvvisamente
mi tornano alla mente le parole della mia amica Margie. Sarà stato
lo scorso agosto e lei era alle prese con il libro must dell'estate:
«Getting in Touch with Your Inner Bitch» della giornalista
americana Elizabeth Hilts (in italiano: «Fai uscire la stronza che
c'è in te»).
A
sentirne distrattamente la recensione, uno di quei libri per i quali
io non spendere mai 17 euro per comprarlo e 3 ore di tempo per
leggerlo.
Ma
Margie insisteva.
Diceva
che non si trattava del solito libro che ripropone la teoria secondo
cui solo le cattive ragazze nella vita ottengono qualcosa mentre le
altre rimangono al palo. La “toxic niceness”, ossia la
bontà un po' fine a se stessa e decisamente castrante, va
combattuta, mi ripeteva con aria pugnace.
Vogliamo
dire “no” ma ci sentiamo esalare un timido e poco convinto “sì”?
Ci
scusiamo senza colpa?
Non
ci sentiamo all'altezza?
Allora
siamo affette da “carinite ossessivo – compulsiva” che
ci riempie la testa di “dovresti”, ai quali bisogna imparare a
rispondere con un “non credo”. Questo è il metodo della Hilts
per liberare la stronza che teniamo imbavagliata dentro di noi.
Come
Karen, in quella scena della sit-com “Will e Grace”: «Quando
l'organizzatore della cena di beneficenza ti chiede, la sera prima
dell'evento, se puoi preparare quei tuoi meravigliosi dolcetti, tu
dirai: NON CREDO, MA SARO' FELICE DI INSEGNARLE COME SI FANNO,
LA PROSSIMA VOLTA!».
Io,
disinteressata alla cosa e fermamente convinta che una persona non
possa imparare da un libro a modificare la sua natura, avevo cambiato
discorso.
La
scorsa estate.
Ora
invece non mi resta altro da fare che, nell'ordine: chiamare Margie
per farmi dare alcune dritte, ritelefonare a “Mister Interiezione
Balenga” e ridiscutere le tempistiche, prenotare la pizzeria per
stasera e andare ad affittare un dvd.
Voi
che ne dite?
Mi
capite, vero?
D'altronde
la compagnia è grande.... basta rileggere i commenti che molti di
voi hanno lasciato al post sui buoni propositi per l'anno nuovo
esprimendo il desiderio di cercare di pensare più egoisticamente a
se stessi e lasciarsi meno far su come delle magnolie dalle
richieste degli altri.
Che facciamo? Ci troviamo tutte in libreria? Io sono quella col volume della
Hilts in mano!