giovedì 25 ottobre 2012

WELCOME TO THE JUNGLE – PART TWO

Se pensate che in questo contro post io impieghi le mie energie cercando di confutare punto per punto il pensiero espresso da Teto, preso grosso modo ad emblema della condotta maschile tout court, siete fuori strada.
All'idea di passare una domenica all'Ikea o in un qualsivoglia grande centro commerciale tra scaffali, tavoli, ante, cuscini, lampade, utensili da cucina, scopini da bagno ed ammennicoli vari di differenti fogge e dimensioni, tutti da trascinare, disimballare, montare, collocare, decorare, dipingere... vengo irrefrenabilmente colta da sudarella nervosa, avverto un preoccupante senso di fiato corto ed osservo i primi lampanti segni di orticaria sul corpo.
Anche io, comunque, ho fatto qualche capatina nello pseudo paradiso svedese di Ingvar Kamprad (riuscendo peraltro a spendere una cifra immorale) e ciò che mi è rimasto negli anni indelebile nella mente è il ricordo del “dopo” e cioè: “Come il maschio ti monta l'acquisto Ikea”.
Emblematico è il caso Ivar. Lo acquistiamo debitamente turlupinati dalla promessa “Combina i diversi elementi del sistema componibile IVAR: sfruttare al meglio lo spazio è più facile di quanto credi”.
Manca una settimana al matrimonio e il Richy, da sempre il migliore amico del Rose nonché suo testimone di nozze ma soprattutto eccelso ingegnere, si offre di aiutarci.
Inizio delle operazioni di montaggio: ore 14.00. Lascio i due eroi con metro, calcolatrice, fogli bianchi per schizzi creativi alla mano, vedersela con cacciaviti, trapani, chiodi, tasselli, montanti, ganci da fissare, mensole, sicura che al mio ritorno avrei potuto riempire il capiente mobile.
Appena chiusa la porta di casa invece (ore 20.00, per la cronaca), la scena che mi si para davanti sfiora il grottesco: Ivar giace inerme (e smontato) a terra mentre il Richy giace inerme e con una mano gonfia e fasciata sul divano.
Quando i lavori sembravano essere a buon punto, “per qualche strano motivo” (questa la labile giustificazione dei due presenti al fattaccio) l'intera scaffalatura crolla e sfortunatamente trova la mano destra del prode amico su cui atterrare.
Ora, io credo che se noi donne finiamo sempre col considerare in automatico la nostra dolce metà un efficiente tuttofare ci sia un colpevole e questo colpevole abbia un nome e un cognome: è lui, l'agente Angus MacGyver.

Il nostro capro espiatorio
E diciamocelo: MacGyver, dall'inguardabile capigliatura mechata, non era mica un uomo normale, a meno che voi non vogliate far rientrare in questa categoria uno che, armato solo di coltellino svizzero e rotolo di nastro adesivo, riuscirebbe a montarvi cucina, salotto e camera da letto Ikea, senza istruzioni, con gli occhi bendati e in soli 30 minuti netti!
Vi sarà sicuramente capitato almeno una volta nella vita di trovarvi, che so, con lo scarico rotto, un tubo che perde, un elettrodomestico fuori funzione... insomma in panne per qualche piccolo incidente domestico e pensare: «Ussignùr, se solo avessi sposato MacGyver!».
Ecco, a causa di modelli sbagliati propinatici dai telefilm anni Ottanta, noi rischiamo di tacciare ingiustamente il nostro fidanzato / coniuge di scarso rendimento, se non proprio di totale incapacità manuale quando a ben vedere la realtà è meno catastrofica.

Il Rose, un uomo per tutte le stagioni – primavera
In questi dodici anni di convivenza, il Rose non si è mai tirato indietro e all'occorrenza ha intonacato, stuccato, scartavetrato, installato programmi nel computer, tirato a lucido i vetri, pelato chili di pesche quando alla consorte è venuta voglia di fare la marmellata, scaricato quintali di legna o spalato la neve alle ore più impensate, alcune volte rischiando di martellarsi una falange o lasciando qualche alone o riducendo la parete a una specie di colabrodo, ma sempre in prima linea, senza mai sbuffare e solo raramente imprecando.

Il Rose, un uomo per tutte le stagioni – estate

Insomma, un vero uomo – Vivaldi (altrimenti noto anche come, secondo il vocabolario della Betta, “un uomo per tutte le stagioni”)!

Il Rose, un uomo per tutte le stagioni – autunno

Combina i diversi elementi del multitasking Rose: risolvere i piccoli, grandi problemi quotidiani in casa è più facile di quanto credi!

Il Rose, un uomo per tutte le stagioni – inverno

E voi come siete messe? Avete al vostro fianco un MacGyver – Vivaldi, che interpreta la cassetta degli attrezzi come una sorta di protesi del suo corpo, o vivete con un maschietto che ha fatto del proselitismo fancazzistico il suo credo?

giovedì 18 ottobre 2012

WELCOME TO THE JUNGLE – PART ONE


Mettete un uomo alle prese con una domenica che si preannuncia perfetta (divano, tv, trasmissioni sportive).
Immaginatelo sereno e pacioso come un panda intento nella suzione del suo bambù.
E poi il dramma: l'imprevista proposta di lei.
Ta-dàn... Il gelo!
Rallegratevi, ometti. Niente più panico.
Noi del cassonetto vi forniamo un manuale di sopravvivenza per tali infauste eventualità.
E se a scrivere questo utile prontuario è il nostro Teto,
siete in una botte di ferro!


Esiste la domenica perfetta.
Per l'italiano medio, di sesso maschile, la domenica perfetta è una giornata, in genere di settembre, nella quale convergono, come fluenti affluenti ad un fiumoso fiume, più eventi sportivi contemporaneamente, tipo: Gran Premio di Formula 1 (ottima scusa per catatonizzarsi sul divano con un occhio solo semiaperto), Campionato di calcio di serie A, Mondiale di Ciclismo su strada (8 ore di diretta TV). Dato che non è vero che noi uomini siamo tutti uguali, come recitano le femmine in un ingiustificato mantra diffamatorio, esistono delle varianti significative: alcuni di noi preferiscono il tennis e guardano un torneo del Grande Slam, altri antepongono le MotoGP alle AutoF1.
Il mondo è bello perché è vario.
Esiste la domenica perfetta.
Che solitamente si trasforma in una domenica d'inferno, quando la tua moglie/amica/compagna, con la complicità di figli, se ne hai, ti lancia contro la temutissima Fatwa, l'orrido anatema, la nefasta maledizione: «oggi si va all'Ikea!».
A questo punto hai due opzioni. O tieni duro, ma ne paghi le conseguenze, o capitoli. Personalmente, calcolate le opzioni alternative, preferisco capitolare.
Tra le strategie che le femmine mettono in campo per vendicarsi di una mancata gita all'Ikea, vanno segnalate: guerriglia asimmetrico-terroristica, che passa da atti ingiusti e non conformi alla Convenzione di Ginevra tipo blocco della stiratura delle camicie, sequestro (modello lupara bianca) della divisa di calcetto, scomposizione e ricomposizione dell'arredamento casalingo, atteggiamento generale ostile ostentato, fino al temutissimo sciopero di Lisistrata (documentatevi e ne capirete il terrore). Capitolando, invece, la domenica è rovinata, ma si possono patteggiare interessanti opere compensative in cambio, incoraggiate dal morbido atteggiamento di gratitudine della popputa controparte.
Ora l'ostacolo è uscire indenni dalla giornata, magari trovando almeno il modo di aggiornarsi rapidamente sull'andamento delle partite, non tanto per seguire la squadra del cuore, quanto l'andamento dei propri beniamini al Fantacalcio. In questo l'era della multimedialità a portata di click, in effetti, aiuta a sopravvivere.

Direi che la foto non necessita di didascalia esplicativa...
E parliamo di sopravvivenza non a caso: l'ambiente IKEA è un ambiente ostile, infatti. L'uomo lo percepisce già nell'avvicinamento autostradale, nel corso della immancabile coda. Ne ha la conferma durante l'improbabile ricerca di un posteggio comodo.
E comincia a licantropizzarsi.
La trasformazione inizia ad essere evidente nel passaggio dalla parola al ringhio (che non va confuso col grugnito, che è il verso del maiale). Giunti all'interno del Magazzino, la manifestazione dell'ostilità dell'ambiente è di tutta evidenza: sulle pareti campeggiano trionfanti panorami selvaggi di tundre punteggiate da case in legno stile pioniere, gigantografie di fiumi in condizioni di permafrost, boschi innevati. La lingua dei cartellini è incomprensibile, costellata di vocali con dieresi e o tagliate.
A questo punto, la trasformazione è completa e l'uomo si è fatto lupo, con ambizioni da maschio-alfa, spesso francamente eccessive per fisico e prestanza.
Mentre la femmina-alfa si muove con agilità, eleganza e tutto l'entusiasmo che può mettere una donna nel dare fondo ai risparmi sudati con mesi di duro lavoro, il maschio-alfa, rivela la propria natura più ancestrale. Approfitta della distrazione della propria femmina-alfa, per posare impunemente gli occhi su tutte le rotondità delle altre femmine, anch'esse distratte, che gli passano accanto (e bisogna dire che, da questo punto di vista, l'Ikea offre spesso panorami mozzafiato).
L'orgia visiva trova una brusca fine nell'atteggiamento egoisticamente esclusivo degli altri maschi-alfa presenti e della propria femmina-alfa, distratta ma non scema, che alla fine se ne accorge a passa ad un atteggiamento a metà tra la ritorsione e l'opportunismo.
Approfittando dell'occhio incerto del lupo sorpreso durante la caccia di frodo, avanza la proposta di acquistare quell'armadio-che-mi-piace-tanto e che-risolverebbe-tutti-i-nostri-problemi-di-spazio, chiede, alternando occhi languidi (da Bambi, direbbe qualcuno) a sguardo da orca assassina. Il lupo e' in trappola, incastrato, bofonchia, e, infine si ritrasforma in uomo sconfitto.
Inizia una fase d'inferno, con l'immane fatica di risolvere il problema del trasporto del mobile, lo sforzo disumano di caricarlo, scaricarlo e “portarlo su” (come si sa, i mobili di quel tipo sono composti al 5% da avanzi di legno al 95% da colle e resine, che formano un connubio micidiale, del peso specifico pari a quello della ghisa).
Seguirà una settimana devastante, durante la quale ogni minuto libero sarà dedicato al montaggio del terribile manufatto, accompagnato da manuale d'istruzioni disegnato in modo inadeguato ed approssimativo e la pressione di occhi penetranti piazzati fissi sull'impacciato lavoro che stai portando avanti.
Ma questa è un'altra storia.

E noi femminucce, come rispondiamo?
Per saperlo, dovete aspettare il contro post della Betta...

giovedì 11 ottobre 2012

C'È UN TEMPO PER...

...nascere e per morire, per piangere e per ridere, un tempo per stracciare e un tempo per cucire, uno per tacere e uno per parlare... lo dice anche la saggezza senza tempo della Bibbia (Qoelet 3, 1 – 11).
Ma c'è un ex giornalista italoamericano che ha deciso di andare oltre, scendere nei dettagli e studiare quel'è il momento migliore per compiere quelle azioni che più o meno abitualmente tutti noi svolgiamo durante la nostra giornata. Perché – dice lui – nella vita è tutta una questione di azzeccare il “timing”.
E così Mark Di Vincenzo, nei suoi due curiosi libri “Compra il ketchup in maggio e vola a mezzogiorno” e “Compra le scarpe di mercoledì e twitta alle quattro” (diventati, manco a dirlo, dei veri best seller negli Stati Uniti) ci insegna che se vogliamo suonare al meglio uno strumento lo dobbiamo fare nel tardo pomeriggio, quando la coordinazione mano – occhi raggiunge i livelli più alti mentre se abbiamo deciso di iscriverci in palestra, conviene farlo d'estate (quando quelli che si sono iscritti a inizio anno hanno già gettato la spugna e quindi piovono sconti) e se desideriamo cambiare casa, dovremmo farlo a dicembre (in inverno il clima rende le operazioni di trasloco ancora più difficoltose e questo farebbe scendere i prezzi, sostiene il buon Mark. E comunque il giorno migliore per fare una offerta è il primo martedì del mese, ci tiene a farci sapere).
Ma non è finita qui. Volete mettere un post su Facebook? Meglio farlo la mattina prima delle 7 (cioè quando la gente si prepara per andare al lavoro) o la sera dopo le 22 (quando si registrano i più alti picchi di affluenza sui social network).
Volete volare al prezzo più basso? Bisogna partire intorno a mezzogiorno. Vi serve un nuovo paio di scarpe? Meglio acquistarle di mercoledì (quando arrivano a costare fino al 40% in meno) mentre per le borse e la gioielleria i giorni migliori sono rispettivamente il giovedì e il venerdì.
Sappiatelo.

Eh sì, è tutta una questione di “timing” (Torino, periferia nord)

E ancora: non ne potete più della vostra metà? Evitate gli addii mattutini e optate per la sera, quando la pressione del sangue e il ritmo cardiaco diminuiscono facendo calare anche il rischio d'infarto (in effetti, ve la riuscite ad immaginare una scena tipo: ore 7, blin blin, suona la sveglia, spegni la sveglia, ti giri ed esordisci con un «Caro, non ti amo più»??? Forse solo una psyco avrebbe il coraggio di farsi un numero del genere!).
Per lo stesso motivo, un licenziamento non andrebbe mai comunicato prima delle dieci del mattino, mentre se vi accingete a un colloquio di lavoro, l'orario migliore è dopo le 18, perché gli ultimi incontri sono quelli che si ricordano di più e ci sono quindi più possibilità di epilogo felice.
In tal caso, se vorrete festeggiare una assunzione fresca-fresca, meglio prenotare un ristorante di martedì quando viene offerto un servizio migliore.
State per chiedere un aumento? Dopo le 17 avrete più chance di ottenerlo. Volete rivedere il vostro look? Dal parrucchiere è meglio andare di martedì, sono meno affollati e più disponibili. Sniff... Snifff... c'è aria di fiori d'arancio? Mark vi consiglia di convolare a giuste nozze di venerdì (ed evidentemente non conosce il detto “Nè di Venere né di Marte ci si sposa né si parte”) perché costa la metà rispetto al weekend.
Morale della favola: c'è sempre un'ora della giornata, un giorno della settimana o del mese, un periodo dell'anno o di una vita intera che si rivela ideale per fare qualcosa.
Dal canto mio, «sono scettica» per dirla alla Giorgia – Elio (avete presente “Ignudi fra i nudisti”?).
A me questa storia che ci debba essere un momento giusto (ma “giusto” in base a cosa?) per ogni azione, acquisto, pensiero mica convince.
Sapete cosa mi lascia così perplessa? Il fatto che nemmeno io (per dire una al cui confronto Monica Geller è una disorganizzata), nell'iper programmazione delle mie giornate, riesco a contemplare di destinare in maniera così maniacale un momento adatto per ogni singola incombenza da svolgere (tranne due eccezioni, una lavorativa e l'altra culinaria: le pergamene si traducono di pomeriggio e dopo un buon caffè doppio, pena l'abbiocco istantaneo, mentre alle ore 19 della domenica scatta il coprifuoco e l'unica operazione consentita è quella di fiondarsi in cucina e preparare, impastare, stendere, guarnire, eccetera... l'eccelsa pizza – made by Rose – fatta in casa).


E voi? Come siete messi a “timing”?
Ci sono delle azioni che svolgete solo in determinati orari? Andate anche voi, come Mark, in cerca del momento giusto? O, come la Betta, vi lasciate guidare dall'istinto del momento?

giovedì 4 ottobre 2012

(DIS)AVVENTURE VACANZIERE

Dell'episodio increscioso occorsomi durante l'amena vacanza in Calabria vi ho già detto e così pure della rovinosa caduta del Rose con valigia a seguito.
Oggi invece parliamo di aneddoti vacanzieri che non necessariamente abbiano messo a rischio la vostra incolumità.
D'altronde è ottobre, si tirano fuori le maglie, si mettono via – SIGH! – i vestiti svolazzanti in lino e ricordare qualche minuto le ferie fa bene all'umore e aiuta a combattere la malinconia autunnale!
«Il viaggio è come il matrimonio: il metodo sicuro perché vada male è pensare di poterlo controllare», sosteneva John Steinbeck. Forse è proprio per questo motivo che io – sia che si tratti di una breve gita fuori porta, sia che debba affrontare un soggiorno all'estero – nel momento in cui mi accingo a varcare la soglia di casa resetto il mio habitus mentale con relativa, rigorosa, innata predisposizione alla programmazione e ne adotto uno decisamente cazzaro e spensierato.
Ed inevitabilmente abbondano gli episodi buffi, di quelli che lì per lì ti dici «E adesso cosa faccio?» ma poi te ne ricordi per anni, anzi, in un certo senso assurgono quasi a compendio dell'intera vacanza e così finisce che forse non ho tenuto a mente ogni singolo particolare del mio tour al Louvre o di Firenze o della Normandia ma gli episodi che vi sto per raccontare... uh, se me li ricordo bene quelli!
Mi dimettono dall'ospedale dopo l'incidente agli occhi tra mille raccomandazioni: dell'agognato relax fronte mare mi ero goduta solo qualche giorno e così impipandomene di quei divieti (tipo «Non legga, non guardi la televisione, non guidi, non faccia passeggiate se non accompagnata per almeno un paio di mesi»... una vita da vegetale, insomma), con l'incoscienza dei vent'anni, parto col fido Albertino. Destinazione: Parigi.

1998: la Tour Eiffel, la Betta e... la “Piscio Card”
Premessa: dato che, per non farmi mancare niente, durante la fase da “non vedente”, per fare la splendida ho cercato di andare in bagno da sola ma ho centrato un carrello dei medicamenti sputtanandomi il menisco sinistro, la mia andatura era decisamente claudicante.
Guida Michelin alla mano, si parte a visitare la città.
Com'è, come non è, per attraversare la strada, se non di corsa almeno con un passo un po' celere, mi parte il libricino che dopo aver disegnato in volo una parabola perfetta atterra sull'unica pipì di cane nell'arco di 500 km quadrati. Da allora, opportunamente sterilizzata, la guida è stata soprannominata “Piscio Card” e per questa facezia siamo andati avanti a ridere per giorni!
E per restare in tema di episodi pulp, immaginatevi quest'altra scena.
31 dicembre 2002. Ore 20.30. Dopo un lungo vagare per tornare in albergo, il Rose e la Betta comprendono di essersi persi sull'Appennino tosco-emiliano. Senza un'anima cui chiedere indicazioni e sprovvisti di Tom Tom, Jerry Jerry o navigatore satellitare che dir si voglia, capiscono di trovarsi in piena atmosfera «sì, viaggiare […] e di notte con i fari illuminare / chiaramente la strada per saper dove andare / con coraggio gentilmente, gentilmente» quando inizia a nevicare e alla fidata Twingo – di decima mano, con circa 200.000 km. all'attivo – si rompe il tergicristallo. Non so dirvi come, arriviamo in albergo qualche minuto prima dello scoccare della mezzanotte con la faccia del povero Rose completamente ghiacciata per aver dovuto guidare con la testa fuori dal finestrino.

Compagna di mille (dis)avventure
E per un finale col botto, come non citare il nostro viaggio in camper?
Nell'estate di qualche anno fa, abbiamo la malsana idea di aggregarci ad altre due coppie e di provare l'avventura di una vacanza on the road. Dopo tre giorni a Disneyland Paris, prima di puntare verso nord, si rende necessario scaricare le acque nere peccato però che non si riesca a trovare un'area attrezzata neanche piangendo e che quando finalmente ne becchiamo una, c'è una coda di ore, un profumo non proprio di violetta e nel frattempo – ora che tocca a noi – si è messo pure a diluviare. Al povero Rose non resta che togliersi il cappello da Apprendista Stregone, armarsi di santa pazienza (sforzandosi di non sentire i camper dietro di noi strombazzare con insistenza per mettergli fretta) e mettersi all'opera (e vi risparmio la foto successiva, nonostante, da buona reporter, abbia documentato la scena).

Spurgo Service in allestimento
E voi? Che ne è dei vostri strambi aneddoti vacanzieri? Qual'è quello a vostro avviso più divertente? Forza, gente: buttatelo nel mio Cassonetto!